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L’anno che verrà: 2021, cosa faremo e come sarà

2021 come sarà

Difficile fare previsioni. Soprattutto sul futuro. Quel che è certo è che il 2021 sarà un anno di transizione, e non passerà in un istante.

Cari lettori vi scrivo, così vi distraggo un po’. L’anno vecchio sta per finire, e c’è più di una cosa che ancora non va. Come sarà il 2021 dipenderà tutto dall’efficacia della protezione e della distribuzione che avranno i vaccini anti Covid. Non ci si può fidare solo della Pfizer BionTech, che non è certo un ente benefico: i ritardi annunciati già all’indomani del Vax Show, scusati con quattro fiocchi neve, e le vergognose trattative bilaterali extra Ue portate avanti con la Germania possono bastare. Deve subentrare la concorrenza anche in questo mercato se vogliamo raggiungere in tempi certi il quorum del 70% di vaccinati: soglia minima per la vittoria sulla pandemia, senza naturalmente che l’accelerata alle autorizzazioni faccia chiudere un occhio sull’efficacia dei sieri.

A gennaio i probabili ok ad AstraZeneca Oxford e Moderna, che promettono identica copertura anticorpale ma capacità di conservazione a temperature umane e quindi maggiore facilità di trasporto. A seguire Johnson&Johnson, Sanofi, CureVac, forse in estate anche quello italiano Reithera-Spallanzani.

Il virus muterà ancora, ma non tanto da rendere inefficaci gli antidoti fin qui prodotti se la somministrazione procederà spedita, secondo i tempi più o meno stabiliti, e non gli daremo il tempo di moltiplicarsi in ceppi più virulenti, per cui occorreranno altri vaccini. Se saremo veloci e ci vaccineremo tutti gli sfileremo il tappeto da sotto i piedi, lo estingueremo privandolo della materia prima con cui replicarsi, soffocandolo prima che si adatti al nostro ambiente in nuove varianti. Dobbiamo anticiparne gli sviluppi già previsti, portarlo a dileguarsi da solo, sopprimendone la circolazione nei circa 6 mesi di copertura anticorpale attualmente garantiti.

La ricerca andrà avanti in tempi record e verranno scoperti nuovi vaccini e farmaci ancor più rapidi ed efficaci. Per gran parte dell’anno la maggioranza dei cittadini farà avanti e indietro dagli ambulatori, tra prima iniezione e secondo richiamo: entro febbraio operatori sanitari e Rsa, a marzo gli over 80, ad aprile i 70enni, poi tutti gli altri che vorranno. A maggio, quando le boccette arriveranno a milioni e ci saranno per tutti, partirà la vera campagna di sensibilizzazione con spot su ogni media. Se vogliamo che autocertificazioni e bollettini delle 17 diventino un carosello del passato, a settembre 2021 toccherà raggiungere 42 milioni di italiani vaccinati: sotto questa cifra non scatterà alcuna immunità collettiva.

Nel frattempo, non illudiamoci, ci saranno ancora migliaia di morti e l’economia – specie quella “fisica”, in presenza – ibernata da un anno, faticherà a scongelarsi per rimettersi in moto. Anche a causa del cambio di abitudini nei consumi e nelle relazioni, velocizzate dall’emergenza nel viaggio senza ritorno verso smartworking ed e-commerce: tutto ciò che ha un monitor continuerà ad essere importante nelle nostre giornate.

Dall’1 aprile le aziende potranno riprendere i licenziamenti individuali e collettivi e gli incentivi della Legge di Bilancio per l’assunzione di donne, giovani e meridionali tamponeranno appena l’emorragia occupazionale: il costo del lavoro resterà comunque troppo alto per chi dovrà rientrare delle perdite prima di tornare a investire. In attesa che si materializzino i soldi del Plan europeo, il Fisco dovrà rimpinguare le casse esautorate da cig e bonus non potendo permettersene altri e, tra marzo e aprile, inizierà a fare incetta delle varie scadenze fiscali più volte prorogate nel 2020: acconti Iva, contributi, ritenute, conguagli e imposte. Solo quanto conterà ciò che è rimasto effettivamente in tasca, lo Stato potrà impostare quella ripartenza di cui finora non c’è stata manco l’ombra, strangolata sul nascere dal secondo tsunami di contagi.

Proprio in questa seconda parte del 2021, se davvero il piano nazionale di investimenti e riforme da presentare a Bruxelles entrasse in vigore a gennaio, l’Ue potrebbe staccare il primo assegno del Recovery Fund: un anticipo di circa 20 dei 209 miliardi di sussidi e prestiti già accordati, se riusciremo a spenderli e a non litigare su tutto. I se, inevitabilmente, sono ancora tanti e nessuno ha la palla di vetro per entrare né nell’Rna del virus né nella testa dei politici. Specie quella di Renzi, l’imprevedibile serpe covata in seno dal governo, un caso psichiatrico di narci-protagonismo pronto a tutto per una copertina: sa bene che il centrodestra non farebbe meglio e che non lo accoglierà mai tra le sue fila. Per lui far cadere Conte dopo Letta sarebbe l’ultima iniezione di clickbait, l’overdose finale d’impopolarità prima del sipario definitivo sulla sua persona.

Sarà l’anno del Settecentenario della morte di Dante Alighieri e ovunque musei, fiere e teatri scalpitano per rimettere in mostra i loro tesori italiani. Da Pasqua sarà visitabile l’ultimo ritrovato a fine anno, come un regalo insperato: il termopolio di Pompei. In primavera risbocceranno spettacoli dal vivo e concerti: chi vi scrive ha dal 21 marzo scorso un biglietto per Paolo Conte a Padova posticipato già due volte: ora è fissato al 17 aprile 2021. Se salterà non chiederò il rimborso: lo conserverò a memoria del maledetto 2020.

Dalla cultura allo sport: sarà l’anno di tutti i grandi eventi rinviati negli ultimi 10 mesi, a partire dalle Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 23 luglio all’8 agosto 2021, e il Giappone sta facendo l’impossibile per non rinviarle di nuovo. Ma già prima in Italia, a Cortina, reggono tuttora in calendario i Mondiali di sci l’8 febbraio. Poi gli Europei, col calcio d’inizio l’1 giugno all’Olimpico di Roma.

E siamo all’estate, in cui non dovremo ripetere gli errori di quella passata. Secondo Locatelli sarà solo dopo che potremo iniziare a toglierci la mascherina. Significherà anche una Serie A con gli stadi di nuovo pieni e la riapertura delle scuole, con la dad che resterà solo un’opzione inclusiva in più. Chissà se ce la farà Azzolina a ricalendarizzare le selezioni, dotare le commissioni di strumenti per la correzione da remoto delle prove già sostenute e ricavare entro settembre le 80mila cattedre messe in palio in concorsi ordinari e straordinari, per cui sono in lizza oltre 700mila aspiranti docenti.

Difficile fare previsioni. Soprattutto sul futuro. Per il momento si esce poco la sera, soprattutto quando è festa. E tanti hanno tolto le bandiere tricolori, appese come sacchi alla finestra. In compenso si parla e si litiga ancora tanto, tutte le settimane. Cosa si deve inventare, cari amici, per continuare a sperare. Quanto ci piacerebbe sentire alla televisione che le imprese non lasceranno più a casa i dipendenti per aprire fabbriche a Kiribati, che non torneranno oli di ricino, che le pensioni minime aumenteranno sopra la soglia di povertà, che la forbice sociale spalancata dal virus si richiuderà d’incanto e che sarà tre volte Natale. Ne basterebbe uno, quello di una volta. Nel 2021 potrebbe tornare, sul pianeta c’è chi ce l’ha già fatta.

Sarà un anno di transizione, e non passerà in un istante: i vaccini non andranno vissuti come un precoce addio di fatto ai vari divieti. Ci vogliono 12 mesi ancora, di cammino al buio, perché la luce si faccia più grande fino a farci scorgere l’uscita dal tunnel, nel 2022.