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Le persone vaccinate in Italia sono 180mila, ma non mancano polemiche

persone vaccinate in Italia

Sono quasi 180mila i vaccinati in Italia. La Regione che lavora meglio sul fronte vaccini è il Lazio, superata dalla provincia autonoma di Bolzano.

Il Ministero della Salute ha già reso nota la struttura della campagna vaccinale italiana. Finora le persone vaccinate in Italia sono quasi 180mila, ma non mancano le polemiche per ritardi, siringhe inadeguate e carenza di personale.

Persone vaccinate in Italia: polemiche e ritardi

L’ultimo aggiornamento delle 2.30 di notte sul sito del commissario straordinario per l’emergenza riferisce che il numero di vaccinati in Italia ha raggiunto quota 178.939, pari al 37,3% delle dosi consegnate. È il Lazio la Regione che sta lavorando meglio sul fronte vaccini, con il 63,3% di vaccinati, superata solo dalla provincia autonoma di Bolzano, con il 67,7%. Male il Molise, con appena l’1,7%. In alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della fase 1 partiranno il 7 gennaio. Polemiche in Lombardia, ferma all’11,4%. Molto criticato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, il quale ha spiegato che nella Regione la campagna vaccinale “partirà da lunedì 4 gennaio, secondo la programmazione originaria della Direzione generale welfare”. Si comincia con seimila somministrazioni giornaliere, ma l’obiettivo è di salire a quota 10mila dosi al giorno fino a un massimo di 15mila.

I vaccini però erano disponibili anche prima di lunedì 4 gennaio: allora perché aspettare? Per Gallera si è trattato di una scelta “ponderata e attenta”, legata alle ferie del personale. Nei giorni di festa, infatti, parte del personale ha goduto di “un sacrosanto riposo, visto che dal mese di febbraio 2020, come in nessun altra Regione italiana, è sotto pressione per la violenza con cui il virus ha colpito il nostro territorio”.

In tutte le Regioni, inoltre, pare ci siano problemi di reclutamento di dottori e infermieri. In alcuni punti vaccinali, inoltre, il personale sanitario è impegnato anche nell’attività di tamponi, costretto quindi a fare i doppi turni. In altri casi è stato necessario richiamare medici in pensione o ricorrere a volontari.

In diverse strutture di Lombardia e Marche non sono ancora arrivate le siringhe di precisione, provvisoriamente sostituite da quelle presenti tra le scorte degli ospedali.