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La famiglia di Maria Chindamo chiede giustizia: "Vogliamo la verità"

Maria Chindamo confessioni

Sulla vicenda ci sono ancora molti punti oscuri e da chiarire.

Continua a far parlare la storia di Maria Chindamo, donna scomparsa il 6 maggio 2006 a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Secondo quanto raccolto dalle testimonianze di un collaboratore di giustizia, la 44enne sarebbe stata uccisa e data in pasto ai maiali. La cruenta versione dei fatti è stata fornita da un ex componente del clan dei Basilischi: si tratta di Antonio Cossidente. Il fratello della vittima non crede del tutto alla versione dei fatti. Da tempo infatti fa appello agli inquirenti, chiedendo di osservare con maggiore attenzione tutto quello che ruota intorno alla famiglia dell’ex marito.

La storia di Maria Chindamo

Secondo quanto dichiarato da Cossidente la donna sarebbe stata uccisa come punizione per non aver ceduto un terreno a Salvatore Ascone: l’uomo fu arrestato nel 2019 e successivamente scarcerato dal Riesame. Il Tribunale di Catanzaro ha spiegato la decisione a distanza di tempo motivandola con l’assenza di prove a carico di Ascone.
L’uomo, infatti, secondo gli inquirenti non avrebbe manomesso le telecamere di videosorveglianza installate nei pressi della sua abitazione. Sulla vicenda della donna la trasmissione Chi l’ha visto ha spesso parlato, diffondendo lo scorso anno anche una registrazione. Per quanto riguarda le parole di Cossidente, la testimonianza è stata depositata. A raccontare questi fatti al collaboratore sarebbe stato il compagno di cella Emanuele Mancuso, figlio di un boss calabrese. La famiglia intanto chiede giustizia e verità su un caso rimasto irrisolto e senza ancora il colpevole. Nel frattempo sono in corso approfondimenti dopo le parole del collaboratore Antonio Cossidente.