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Ippolito: "Variante sudafricana potrebbe ridurre efficacia del vaccino"

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La variante sudafricana del virus potrebbe rendere il vaccino meno efficace: è quanto affermato da Giuseppe Ippolito.

Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani e membro del Comitato tecnico-scientifico Giuseppe Ippolito, ha lanciato l’allarme sulla possibilità che la variante sudafricana del virus possa ridurre l’efficacia del vaccino.

Ippolito sulla variante sudafricana

Intervistato da La Stampa, l’esperto ha spiegato che “è certamente possibile che alcune mutazioni possano rendere meno efficaci i vaccini“. Questo perché quelli autorizzati finora, così come quelli in fase di sviluppo, producono quella una risposta policlonale: generano cioè numerosi anticorpi che si insediano su diverse parti del virus. Le modifiche a uno qualsiasi di questi siti di destinazione aumentano il rischio che i sieri possano essere meno efficaci, non che non funzionino affatto. Ha comunque aggiunto che quelli contro il coronavirus, soprattutto se a Rna o a vettore virale, sono facilmente adattabili ai nuovi ceppi. Occorrerà comunque molta ricerca per una risposta più certa.

Quanto al dubbio se i vaccini proteggano sia dal contagio che dalla malattia, Ippolito ha chiarito che al momento si è sicuri che i vaccini proteggano efficacemente dalla malattia, soprattutto in forma grave. Motivo per cui si rende prioritaria la vaccinazione delle persone più esposte alle forme gravi dell’infezione come gli anziani e le persone con co-morbilità, oltre agli operatori sanitari. “Se e quanto il vaccino protegga anche dall’infezione lo scopriremo monitorando i dati epidemiologici dei prossimi mesi e anni“, ha aggiunto.

L’esperto si è anche espresso sulla possibilità di rinviare di 12 settimane la somministrazione del secondo richiamo per immunizzare più persone possibili, come accaduto in Regno Unito. Secondo lui la strategia migliore per proteggere le persone dal contagio nel breve termine è quella di adottare le ormai note misure di mitigazione e contenimento. I vaccini sono infatti stati approvati dalle agenzie regolatorie sulla base di indicazioni precise sulle dosi e sui tempi di somministrazione definite a seguito dei trial clinici. Pertanto, “se usati in questo modo sappiamo che funzionano, se usati con altri dosaggi o altri tempi di somministrazione non sappiamo che efficacia abbiano“.