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Covid, Gimbe: "Zone rosse unica arma contro i contagi"

Nino Cartabellotta

Le parole di Nino Cartabellotta, presidente fondazione Gimbe, sulle zone rosse e sul modo per contrastare i contagi da Coronavirus.

La fondazione Gimbe ha pubblicato il nuovo monitoraggio sull’emergenza dovuta al Covid. Nino Cartabellotta, presidente della fondazione, ha spiegato che le zone rosse sono l’unica vera arma contro i contagi da Coronavirus. I ricercatori hanno evidenziato una riduzione dei decessi, anche se i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive mostrano una situazione critica, peggiorata dai ritardi nelle consegne del vaccino. A rischio zona rossa ci sarebbe anche per la prima volta il Lazio, oltre a Piemonte e Puglia.

Covid, zone rosse contro i contagi

Tra il 13 e il 19 gennaio si sono registrati meno nuovi casi di Covid rispetto alla settimana precedente. Il numero dei decessi è lievemente in calo ma la situazione dei ricoveri mostra una situazione ancora critica. Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, ha spiegato che dopo due settimane di lenta risalita delle curve si sta osservando una riduzione dei nuovi casi, grazie al periodo di Natale in cui l’Italia era diventata zona rossa. Grazie a quelle chiusure l’incremento della percentuale dei contagi è in discesa in quasi tutte le regioni. Si registra un lieve calo anche per quanto riguarda le ospedalizzazioni, anche se l’occupazione dei posti letto continua a superare la soglia critica in molte Regioni. La fondazione Gimbe ha sottolineato come nel piano vaccinale nazionale per il 2021 sia prevista la consegna di 154,1 milioni di dosi. Di queste 28,3 milioni nel primo trimestre, 57,2 nel secondo, 53,8 nel terzo e 14,8 nel quarto. Questi dati, però, non sono aggiornati secondo i nuovi contratti stretti dalla Commissione europea e gli status delle procedure di approvazione dell’Agenzia del farmaco europea. Il nostro Paese deve disporre di 102,3 milioni di dosi di vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna. AstraZeneca, invece, si è impegnata a fornire 53,8 milioni di dosi. Ci sono, inoltre, 202,6 milioni di dosi che riguardano i vaccini che non hanno ancora presentato la domanda di ammissione in commercio all’Ema.

Al 20 gennaio in Italia sono state consegnate 1.558.635 dosi di vaccino. 1.250.903 sono già state somministrate, ovvero l’80,3%. Nonostante questo, solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale. “Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso Pfizer, è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose” ha spiegato Cartabellotta. “La campagna vaccinale non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale” ha aggiunto. Il 19 gennaio la Commissione europea ha pubblicato un documento in cui sono state elencate una serie di azioni per intensificare la lotta contro il virus. “Gli obiettivi delineati sulle coperture vaccinali (…) richiedono un’accelerazione che, con le attuali criticità, sembra ardua da raggiungere, pur rimanendo l’obiettivo prioritario una volta risolti i problemi di fornitura dei vaccini” ha spiegato Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari per la fondazione. “A fronte dei ritardi di consegna dei vaccini e delle incognite legate alle varianti del virus se da un lato è urgente tarare il piano delle somministrazioni su quello delle consegne effettive per garantire nei tempi corretti la seconda dose, dall’altro è indispensabile potenziare rapidamente l’esigua attività di sequenziamento virale (0,034%), visto che la Commissione Europea raccomanda un target del 5-10% dei tamponi molecolari positivi. Last but not least, bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse, come quelle imposte dal Decreto Natale, sono la vera arma per piegare la curva del contagio, destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle Regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove varianti” ha concluso Cartabellotta.