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Fidanzati uccisi a Lecce, killer: "Avrei continuato ad uccidere"

Antonio De Marco

Antonio De Marco, nelle sue riflessioni scritte in cella, ha ammesso che se non lo avessero preso avrebbe continuato ad uccidere.

Antonio De Marco, assassino di Eleonora Manta e Daniele De Santis, durante il primo mese trascorso in isolamento nel carcere di Borgo di San Nicola a Lecce, ha scritto venticinque lettere, come una sorta di diario pieno di riflessioni. Con le sue parole ha ammesso che non lo avessero preso avrebbe continuato ad uccidere se fosse servito a non farlo sentire più isolato.

Le lettere del killer

Questo diario è entrato a far parte delle oltre 1200 pagine del fascicolo del processo al via il 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise. La polizia penitenziaria ha sequestrato le lettere, sia quelle conservate che quelle cestinate, dopo aver scoperto il tentativo di farne arrivare una ad una studentessa del corso di Scienze infermieristiche con cui aveva stretto amicizia. Si tratta di lettere molto brevi ma anche molto crudeli, catalogate come fogli, simili a quelle in cui aveva messo nero su bianco l’intenzione di uccidere Daniele De Santis. “È la cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all’Eurospin a comprare patatine e schifezze varie. È facile dottor…per me uccidere è facile. Magari non lo è stato dal punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora?” ha scritto Antonio De Marco.

I precedenti due scritti, anche questi molto brevi, sono dedicati alla strage nell’appartamento della palazzina di via Montello. “Ho ucciso Daniele ed Eleonora perché volevo vendicarmi; perché la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri così allegra?” ha scritto l’assassino. “Questo omicidio poi è la cosa che più mi spezza: una parte di me prova dispiacere (ma solo quello), l’altra è contenta….sì. È felice di avere dato 60 coltellate, poi c’è un’altra parte che avrebbe voluto fare una strage, come se fosse stata una partita di Gta” ha continuato il killer. Le sue parole sono dedicate all’analisi di se stesso, del suo dramma e del dolore che ha scatenato. Nel primo foglio fa riferimento al personaggio Heathcliff del romanzo “Cime tempestose” mentre nel foglio 19 viene letteralmente proiettato nella sera in cui ha ucciso i due fidanzati. “Ho pensato alle vite che ho devastato. E poi ho ricordato quella sera, la sera dell’omicidio. Ma non come faccio sempre. È stato molto più forte. Per la prima volta ho provato un vero dispiacere per quello che ho fatto. Però se ci penso adesso non sento le stesse cose che ho sentito l’altro giorno, non sento niente e basta (come sempre), ma forse pian piano mi sto avvicinando ad un pentimento” ha scritto.