> > Covid, Bassetti: "Variante sudafricana potrebbe scappare al vaccino"

Covid, Bassetti: "Variante sudafricana potrebbe scappare al vaccino"

Covid Bassetti variante sudafricana

Bassetti sulla variante sudafricana del covid: "Preoccupa, servono investimenti per studiarla".

Matteo Basetti, infettivologo e direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, è intervenuto durante la trasmissione Coffee Break su La7 e ha detto la sua opinione in merite alle diverse varianti covid sviluppatesi in giro per il mondo, tra cui quella sudafricana. Sembra essere molto preoccupante -dice Basetti – non tanto per la capacità di diffondersi più rapidamente – che mi pare un dato abbastanza assodato anche per quella inglese – quanto perchè sembra scappare al nostro sistema immunitario. Cosa vuol dire: se io ho già fatto l’infezione e ho già sviluppato degli anticorpi potrei infettarmi di nuovo”.

Covid, Bassetti sulla variante sudafricana

Il punto portato avanti dall’infettivologo sta nella mancanza di risorse destinate allo studio di questo tipo di varianti, che potrebbero essere scoperte solo dopo diverso tempo dall’inizio della loro circolazione. Sarebbe bene dunque che si investisse di più in tal senso a livello nazionale ed europeo per provare a giocare d’anticipo sul virus.

Il tema, o meglio il timore più grande, è che l’insorgere di nuove varianti possa andare a compromettere la copertura dei vaccini covid fin qui messi in circolazione. Bassetti non smentisce che questo possa accadere, ma servirà naturalmente fare tutti gli opportuni studi: “Siccome il vaccino è stato sviluppato sulle spike cinesi, quindi fondamentalmente sui primi isolamenti del virus, la variante sudafricana potrebbe in qualche modo scappare anche al vaccino. Quindi bisogna sicuramente ancora studiare e su questo noi abbiamo bisogno di investimenti”.

“Non è possibile – aggiunge Bassetti – che il 2% dei laboratori europei determini quali sono le sequenze geniche dei virus. Ogni laboratorio che fa tamponi molecolari sul territorio nazionale dovrebbe essere in grado di distinguere le varianti, ma in Italia non lo facciamo”.