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Ritardo nei vaccini, così l'immunità di gregge rischia di slittare

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Con i ritardi nella consegna dei vaccini da parte di Pfizer e AstraZeneca rischia di slittare a fine anno il raggiungimento dell'immunità di gregge.

Continua ad allontanarsi l’obiettivo fissato dai funzionari italiani di raggiungere l’immunità di gregge entro il mese di settembre chiudendo la campagna del vaccino anti Covid con il 70% di somministrazioni alla popolazione. I recenti ritardi annunciati prima da Pfizer BioNTech e successivamente da AstraZeneca stanno infatti costringendo le autorità sanitarie del nostro Paese a rimodulare le previsioni per i prossimi mesi, ipotizzando tre diversi scenari per il raggiungimento dell’immunità.

Vaccini, così slitta l’immunità di gregge

Il primo scenario ipotizzato è quello più ottimistico, che prevede una veloce compensazione dei ritardi accumulati con un leggero slittamento dell’immunità di gregge perfettamente sostenibile. Questa situazione viene peraltro collegata alla diffida per inadempimento che il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domanico Arcuri potrebbe inviare nei confronti di Pfizer-BioNTech.

La seconda ipotesi non prevede invece una compensazione dei tagli alle consegne annunciate fino a questo momento, ma prevede il rispetto degli accordi contrattuali per le restanti dosi da spedire in Italia. In questo caso lo slittamento sarebbe di poche settimane.

Il terzo scenario è infine quello dove tagli e ritardi finiscono per proseguire ancora per diversi mesi, con la concreta possibilità che l’immunità di gregge la si possa raggiungere soltanto entro fine anno o addirittura nel 2022. In una situazione del genere salta ovviamente la tabella di marcia fissata dalle autorità, che prevede dopo la vaccinazione per gli operatori sanitari quella per i cittadini over 80 e per gli insegnanti.

Nel frattempo il governo cerca di essere ottimista sulla questione, con la sottosegretaria al ministero della Salute Sandra Zampa che ha dichiarato: Chiudere a settembre è comunque possibile. Per farlo potremo estendere gli orari di somministrazione, portandoli a 16 o 18 ore al giorno”.