> > Le vittime dimenticate dell'Olocausto: omosessuali, rom e disabili

Le vittime dimenticate dell'Olocausto: omosessuali, rom e disabili

Olocausto: le vittime dimenticate

Non solo ebrei: sono tantissime altre le vittime morte durante l'Olocausto, in una strage dimenticata.

Era il lontano 1941 quando ebbe inizio uno degli eccidi più conosciuti nella storia: l’Olocausto. Quando si pensa a questo sterminio facilmente ci si ricollega alla figura degli ebrei, in realtà durante gli anni del nazismo furono anche numerosi disabili, rom ed omosessuali a perdere la vita.

Queste persone, spesso, non hanno un nome, sono dimenticate poichè pochissimi di loro uscirono salvi dalla Germania nazista e di conseguenza pochi di loro riuscirono a raccontare ai loro successori ciò che era accaduto nei campi di concentramento. Infatti, bisogna fare i conti con l’eliminazione volontaria di tantissimi documenti e con l’assenza per i rom in particolare di una tradizione scritta. E non bisogna di certo dimenticare gli omosessuali, i quali dopo la liberazione sono stati costretti a nascondere la loro natura, cosa che tuttoggi ancora persiste.

Tra il 1933 e i 1945 anche i Testimoni di Geova furono perseguitati: ad essi fu addirittura promessa la libertà, se avessero rinnegato la loro fede. Ma scelsero di morire per dimostrare quanto devoti al loro credo.

L’Olocausto di omosessuali, rom e disabili

Siamo dunque di fronte a vittime senza un volto. Tuttavia, molte associazioni si sono battute per combattare questa tendenza a dimenticare, a cancellare. Associazioni come ad esempio l’Avi (Agenzia per la Vita Indipendente, che si occupa di servizi a supporto dei disabili), Arcigay, Aizo (Associazione Italiana Zingari Oggi) hanno organizzato in tutta Italia degli eventi durante la settimana della Memoria per far conoscere a tutti quei fenomeni che sono caduti nel silenzio: ad esempio, si è parlato dell’Aktion T4, il programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie inguaribili o portatori di handicap, quelli che da loro venivano chiamati “vite indegne di essere vissute“.

Si è affrontato anche l’Omocausto, la persecuzione e lo sterminio di migliaia di omosessuali, e lo Porrajmos, che è il termine con cui i rom indicano lo sterminio del proprio popolo. Lo sterminio degli zingari non fu attuato solo in Germania e nei suoi paesi annessi, bensì anche dai governi collaborazionisti, come la Romania e la Polonia. Ad Auschwitz erano riconosciuti tramite un triangolo marrone, mentre gli omosessuali dal triangolo rosa.

La testimonianza di una sopravvissuta

Barbara Ritter era una cecoslovacca rom che è venuta a mancare circa due anni fa. Grazie ad un incontro che si è tenuto a Ginevra, il presidente dell’Aizo, Carla Osella, è una delle poche persone che è riusciuta ad avere una testimonianza rom. A Carla, Barbara ha descritto della deportazione nel campo, degli esperimenti medici per i quali pure i bambini venivano usati come cavie; ha raccontato che a lei iniettarono la malaria, per capire se fosse in grado di guarire. Ma Barbara, a differenza di molti altri, non morì.

La cecoslovacca assistette anche a numerosi tentativi di ribellione e ha raccontato che la Ritter si salvò perchè grazie al trasferimento a Buchenwald riuscì a fuggire, invece chi rimase ad Auschwitz fu ucciso. Di testimonianze di questa tipoligia ce ne sono pochissime. Per i rom il problema dell’analfabetismo ha comportato l’assenza di norme scritte. Mezzo milione di morti, ma della maggior parte di loro non si conosce la storia, non si può dimostrare neanche che sono stati uccisi dai nazisti.

Difficilissima è anche la stima sui morti omosessuali: molti di loro, infatti, non volevano ammettere la loro sessualità e in alcuni casi è capitato che venissero trasferiti in un altro campo di concentramento, dove il loro essere gay non emergeva. Storie volutamente soppresse, anche a causa del riserbo cattolico, che ancora oggi censura determinati argomenti rendendoli dei veri e proprio tabù.

Ciononostante, l’associazione Gay center e Arcigay hanno allestito una mostra a Roma nel 2012, nella quale hanno esposto alcuni volti di omosessuali internati ad Auschtwitz.

Perchè bisogna ricordare quanto l’uomo possa diventare cattivo. Perchè bisogna rendere omaggio alla memoria di queste persone, alla loro sofferenza, alle loro spezzate.