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Brescia, mix di farmaci a malati Covid: "Così si liberavano posti letto"

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Il medico bresciano è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso con un mix di farmaci due pazienti Covid, ma si indaga su altri episodi.

Continuano le indagini attorno al medico arrestato a Brescia con l’accusa di aver ucciso pazienti malati di Covid attraverso la somministrazione di un mix di farmaci. Sarebbero due i pazienti morti a causa di iniezioni letali, ma gli investigatori stanno approfondendo anche altri episodi. Il medico è un professionista da sempre molto stimato, in attività all’ospedale di Montichiari, nella provincia Bresciana. Indagato è un 47enne primario del pronto soccorso, che negli ultimi mesi ha vissuto lontano dalla sua famiglia. L’uomo aveva preso in affitto un appartamento in un residence per proteggere la figlia di sette anni.

Medico arrestato a Brescia: le indagini

Il medico di Brescia è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso due pazienti Covid, ma secondo la richiesta di custodia cautelare del pm gli omicidi sarebbero quattro. Secondo l’accusa, il dottore avrebbe agito in questo modo per alleggerire la pressione sull’ospedale, soprattutto nel corso della prima ondata. Tra il 20 e il 22 marzo, “nei giorni in cui i fatti accadevano, è verosimile che l’indagato si sia determinato a uccidere poiché mosso dalla volontà di liberare non solo e non tanto posti letto. Bensì risorse strumentali ed energie umane, fisiche ed emotive dei colleghi medici, degli infermieri e di tutti gli altri operatori del pronto soccorso”. Così ha scritto il gip Angela Corvi nell’ordinanza.

“Non si può ritenere che il medico di Montichiari abbia agito dietro consenso delle vittime o comunque per finalità pietistiche, se solo si considera che somministrava loro un preparato che paralizza i muscoli, ma che non agisce in alcun modo sullo stato di coscienza. Si provoca così una penosa morte per soffocamento e un potente ipnotico, privo tuttavia di proprietà analgesiche”, afferma il gip.

“Nego di aver somministrato quei farmaci”, sono le dichiarazioni del medico arrestato, che ha parlato tramite i suoi legali Elena Frigo e Michele Bontempi.

Il consumo di succinilcolina e propofo

Secondo il procuratore aggiunto di Brescia Carlo Nocerino, quando il 20 e il 22 marzo sono arrivati al pronto soccorso i due pazienti malati di Covid e in crisi respiratoria, il medico avrebbe somministrato loro succinilcolina e propofo. Si tratta di farmaci propedeutici all’intubazione, ai quali però i due pazienti non sono stati sottoposti. “Se la succinilcolina viene usata in un paziente che non verrà intubato, vi sarà perdita della capacità respiratoria, apnea e poi arresto cardiaco”. Così ha spiegato il consulente tecnico della Procura.

Tuttavia, stando a quanto riferito dagli infermieri, i due pazienti non versavano in condizioni “catastrofiche o terminali, tali da preannunciare la morte imminente del malato che spirava nel giro di cinque, dieci minuti dopo essere stato lasciato solo con il primario”. Sulle cartelle, tuttavia, la somministrazione dei due farmaci non è stata riportata. I Nas hanno scoperto che il consumo dei due farmaci ha registrato un’impennata. Infatti, tra gennaio e aprile 2020 gli ordini di succinilcolina sono aumentati del 70%.