> > Coronavirus, Ciciliano: "La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile"

Coronavirus, Ciciliano: "La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile"

Coronavirus, Ciciliano

Fabio Ciciliano, segretario del Cts, ha dichiarato: "Raggiungere l’immunità di gregge entro fine anno ormai è impossibile".

Mentre proseguono le proteste per i ritardi della campagna vaccinale contro il coronavirus e per le poche dosi di vaccino anti-Covid già consegnate, Fabio Ciciliano, segretario del Comitato tecnico scientifico, ha evidenziato le difficoltà a cui il nostro Paese sta andando incontro e non lascia spazio a dubbi: “La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile”.

Coronavirus, Ciciliano sulla campagna vaccinale

Intervistato dal Corriere della Sera, il segretario del Cts ha dichiarato: “Al momento, sia l’Italia sia gli altri Paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità”.

Per Ciciliano è importante coinvolgere la Protezione civile. A riguardo commenta: “Non sono io a poter rispondere. In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava”. Quindi ha aggiunto: Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti”.

Poi ha spiegato che: “L’immunità di gregge si raggiunge quando circa il 70% della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità”. Fondamentale quindi che “la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile“.

Sull’Italia quasi totalmente in zona gialla e sugli assembramenti segnalati nel fine settimana, Fabio Ciciliano ha sottolineato: “È bene essere chiari: anche nelle regioni gialle la circolazione del virus rimane molto sostenuta e ovviamente aumenta con l’aumento dei contatti tra le persone. Non è una situazione di normalità, è ancora piena pandemia”. “La socialità è una condizione che per tanto tempo è stata tenuta compressa e adesso la gente sopporta con difficoltà crescente le restrizioni. Lo comprendo, ma se vogliamo tornare alla normalità bisogna pensare che solo attraverso le graduali riprese saremo in grado di controllare i numeri. Dobbiamo puntare alla progressiva riapertura delle attività economiche che ormai sono al limite della sopravvivenza. Anche per questo, i sindaci, le aziende sanitarie, le istituzioni dovranno supportare i cittadini. Mi piace pensare che gli assembramenti di questi giorni siano il frutto di una pulsione alla socialità assolutamente episodica”, ha aggiunto.

Ma avverte: “Bisogna essere consapevoli che di fronte a una nuova impennata dei contagi i provvedimenti di chiusura sono inevitabili“. Per Ciciliano non sono necessarie nuove regole. Al contrario, “basterebbe osservare quelle che già ci sono. E forse semplificare ancora di più. Troppe regole, alla fine, conducono a una loro non osservanza“.

E sulla possibilità di un nuovo Dpcm richiesto dal Cts, dichiara: “Attendiamo di ricevere eventuali richieste da parte del nuovo governo. Magari per iniziare a strutturare la graduale ripresa delle attività del Paese. Oppure per approcciare un orientamento di prospettiva per la riapertura dello sport di base — fondamentale per il benessere psico-fisico degli individui di tutte le età — e delle altre attività sociali e delle filiere produttive. Ovviamente se gli indici di rischio lo consentiranno. In altre parole, quando inizieremo a vedere la luce, dovremo essere già pronti”.

Invece, parlando del modello a colori con cui l’Italia è stata divisa, Ciciliano ha sottolineato che “il sistema con la classificazione dei diversi livelli di rischio consente di agire tempestivamente sulle azioni di mitigazione dell’epidemia che difficilmente tornerà ai livelli di Rt che abbiamo visto durante la prima ondata. Abbiamo però notato che le Regioni gialle hanno una maggiore difficoltà a mantenere stabilmente il valore Rt sotto 1, soprattutto con una importante circolazione del virus. Per governare il fenomeno epidemico, tra le priorità assolute, è necessario riprendere subito il tracciamento dei contatti”.