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Sposa a 15 anni, condannata la madre che l'aveva segregata

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Sposa a 15 anni, condannata la madre della 15enne egiziana che era stata promessa a un uomo adulto e reclusa dalla madre.

Sposa a 15 anni, condannata la madre di Rashida, l’adolescente egiziana di Torino promessa in sposa ad un uomo molto più grande di lei. Per onorare quel patto matrimoniale aberrante che faceva di lei una “sposa bambina” sua madre l’aveva perfino segregata in casa. Lo dicono gli atti del delicato processo che è terminato con una condanna ad un anno e quattro mesi per la madre di Rashida. La vicenda è dolorosa, paradigma di tante altre storie simili che però non finiscono in tribunale, ma conducono ai loro tristi epiloghi.

Sposa a 15 anni, la storia di Rashida

Tre anni fa Rashida era stata promessa in matrimonio ad un uomo di 26 anni e, da allora, per accompagnarla verso un destino che sua madre considerava ineluttabile, era scattato un protocollo che definire medievale è poco. A scuola Rashida poteva andare solo accompagnata da un parente. Non poteva più uscire con le amiche né vestirsi come voleva. A tre giorni dal matrimonio la decisione della ragazzina: aveva chiamato Telefono azzurro, associazione che si occupa di abusi sui minori e denunciato la sua situazione.

La madre a processo per maltrattamenti

A quel punto era intervenuta la polizia che, dopo i dovuti accertamenti, aveva allontanato Rashida da sua madre e denunciato la stessa per maltrattamenti. La Procura della Repubblica aveva formalizzato l’indagine, che era diventata l’accusa in un dibattimento d’aula. Il Pubblico Ministero Tibone aveva chiesto in sede di requisitoria finale una pena di due anni, a considerare la minore età di Rashida all’epoca dei fatti. La vittima oggi ha 18 anni compiuti e non ha mai nascosto le sue preoccupazioni per una eventuale condanna a sua madre. Madre che aveva cercato di riavvicinarsi a lei durante il lockdown della scorsa primavera millantando un cambiamento di condotta che in realtà sarebbe stato solo di facciata. Poi la condanna , con l’avvocato Isabella Nacci che ha colto appieno il senso generale della vicenda, vicenda “triste per tutti”.