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Omicidio Willy, intercettazioni: "Belleggia gli ha spezzato la gola"

Fratelli bianchi

Mario Pincarelli e i fratelli Gabriele e Marco Bianchi sono stati intercettati in carcere mentre parlavano dell'omicidio di Willy.

Mario Pincarelli e i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, accusati di omicidio volontario dopo la brutale uccisione di Willy Monteiro Duarte, sono stati intercettati in carcere mentre parlavano di quello che è accaduto. Dalle intercettazioni sono emersi nuovi dettagli.

Intercettazioni sull’omicidio di Willy

Solo lo so un po’ rovinato, gli so tirato quanto steva per terra da chiglio” ha dichiarato Pincarelli, in dialetto, al padre. L’uomo, capendo che il figlio stava per dire qualcosa di compromettente, lo ha zittito subito. “Zitto n’atra vota” ha detto. Le parole di Pincarelli sono importanti per gli investigatori, che ora hanno la certezza che il ragazzo ha davvero fatto del male a Willy quando era per terra. Bianchi, a colloquio con il fratello, ha dato la colpa a Francesco Belleggia, l’unico tra gli accusati a trovarsi agli arresti domiciliari. “L’ha spezzata chiglio figlio de pu..ana de Belleggia la vena n’canna” ha dichiarato, sostenendo che insieme a Pincarelli, Belleggia avrebbe preso a pugni Willy, dandogli il colpo che avrebbe reciso la carotide. L’autopsia sul corpo di Willy ha evidenziato che il ragazzo è morto per le lesioni riportate al torace e alla gola. I testimoni hanno dichiarato che a sferrare i primi calci al torace sarebbe stato Gabriele Bianchi, seguito dal fratello Marco. Insieme lo hanno sbattuto su una macchina e colpito con diversi pugni al volto, poi sarebbero intervenuti anche Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

La morte di Willy Monteiro Duarte non è dovuta ad un singolo colpo, ma ad una serie di “azioni coordinate“. “Tutti gli elementi conducono naturalmente a ritenere che i quattro indagati non solo avessero consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, ma colpendolo ripetutamente, con una violenza del tutto sproporzionata alla volontà di arrecargli delle semplici lesioni, avessero previsto e voluto alternativamente la morte o il grave ferimento della vittima” ha scritto il gip di Velletri, Giuseppe Boccarrato, nell’ordinanza che ha cambiato il capo d’imputazione da omicidio preterintenzionale a volontario. “Tutti gli elementi confortano senza possibilità di dubbio la qualificazione del fatto in quanto, per la modalità dell’azione, realizzata da più persone coordinate, per la localizzazione e violenza dei colpi, inferti in più parti vitali per le condizioni in cui versava la vittima, colpita alla sprovvista nella prima fase e poi addirittura quando si trovava inerme in terra nella seconda, e per l’esperienza nelle tecniche di combattimento dei fratelli Bianchi e del Belleggia, va senza dubbio esclusa la condizione minima per contestare l’omicidio preterintenzionale, ovvero la divergenza assoluta tra il risultato voluto e quello effettivamente realizzato” si legge ancora. “Gli informatori sentiti nel corso delle indagini confermavano che Willy veniva aggredito nonostante fosse del tutto estraneo alla discussione in corso tra Belleggia e gli amici di Zurma, sicché i quattro indagati nel colpirlo e infierendo con crudeltà su un ragazzo inerme, erano animati semplicemente dalla volontà di dimostrare la forza del proprio gruppo” è stato aggiunto.