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Femminicidi in Italia: nel 2020 le donne sempre più a rischio

Femminicidi

Nel 2020, mentre il mondo si fermava per la pandemia, i femminicidi in Italia sono aumentati del 10%. Le donne sono sempre più a rischio.

Mentre tutto il mondo si è fermato a causa della pandemia, nel 2020 i femminicidi sono andati avanti e sono aumentati. Una donna uccisa dietro l’altra, e l’assassino è quasi sempre stato il marito, il fidanzato, l’ex compagno. Le donne, nel 2020, sono sempre più a rischio in Italia.

Femminicidi in Italia

Se l’Italia è un posto sicuro, lo è più che altro per gli uomini. I femminicidi, invece, sono in aumento. E la cosa ancora più grave è che la maggior parte di questi omicidi sono per mano della persona che le vittime avevano accanto, con cui hanno diviso la casa durante il lockdown e tutte le ansie di questo anno così difficile. Era spesso un compagno da cui volevano scappare, quell’uomo che prima faceva battere il cuore e poi faceva solo paura. Il lockdown per alcune donne è diventata una condanna a morte, non una protezione dal virus. Nei primi sei mesi del 2020 c’è stato un aumento del 10% di femminicidi rispetto all’anno precedente, come svelato dal report dell’Istat, elaborato sui dati forniti dal Viminale, dalle Procure e dal Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il numero dei femminicidi è stato pari al 45% degli omicidi totali, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019. Nel periodo del lockdown si è superato il 50%. Le donne sono state uccise soprattutto in famiglia, da chi aveva una relazione con loro o da parte di un ex. Gli uomini che uccidono le donne non si sono mai fermati. Il 49,5% dei femminicidi nel 2020 sono stati commessi da un uomo con cui la vittima aveva un legame. Nell’11,7% dei casi la mano assassina era di un ex compagno, mentre nel 70% dei casi l’assassino era il marito. I numeri sono in aumento costante negli anni. “Con il lockdown le donne sono state ancora più sottoposte al controllo e al potere da parte dei partner o ex partner violenti” ha dichiarato Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna Ong. “Il controllo sociale, durante l’isolamento, è diminuito, mentre è aumentato il potere di lui all’interno di una relazione squilibrata. Il lockdown inoltre ha portato le donne ad essere più disoccupate più povere più recluse e gli uomini violenti a poter controllare e minacciare di più” ha aggiunto.

Insieme alle associazioni che gestiscono i Centri Antiviolenza, sono state avviate campagne per arrivare alle donne e non lasciarle sole. Nella seconda fase quelle stesse istituzioni sono tornate silenti e poco presenti. Questi dati richiedono un intervento efficace subito. Per questo abbiamo bisogno di una ministra alle Pari Opportunità, con portafoglio, competente, autorevole, capace di rovesciare stereotipi e pregiudizi” ha sottolineato Elisa Ercoli. “Non bastano leggi più severe e un impianto esclusivamente repressivo per affrontare questa realtà” ha spiegato la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul Femminicidio. “Bisogna intervenire con maggiore efficacia sulla protezione, leggere correttamente la violenza, riconoscere in tempo utile i segnali di un rapporto squilibrato, intercettare i reati spia. Se liquidiamo il femminicidio come un raptus non indaghiamo sui segnali che avrebbero potuto far presagire un’evoluzione della dinamica malata in questo senso” ha aggiunto. Quando è arrivato il Covid la situazione è precipitata per le donne. “Per prevenire questa escalation bisogna agire sulla cultura della relazione attraverso un patto di tutte le agenzie educative, la scuola, l’università, le famiglie. È necessaria una maggiore formazione e specializzazione di tutti gli operatori che trattano i casi di violenza. Ma ci vuole anche una cultura diversa che consenta un racconto più corretto della violenza e abbatta gli stereotipi” ha spiegato la senatrice, sottolineando la differenza con la Spagna, dove c’è indignazione corale, mentre in Italia la maggior parte delle persone pensa ancora che sia stata lei a cercarsela. Negli ultimi anni le denunce sono aumentate ed è un passo avanti, ma deve cambiare l’immaginario collettivo per riuscire a cambiare i numeri della violenza.