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Covid, perchè in Lombardia la zona gialla è a rischio?

Lombardia, si teme per la diffusione delle varianti covid

In Lombardia si teme per la diffusione delle varianti Covid. A destare preoccupazione non solo quella inglese.

Rischio varianti in Lombardia: se per questa settimana i dati sono buoni, consentendo alla regione di rimanere in zona gialla, l’avanzare delle varianti, soprattutto quella inglese, che presenta una maggiore velocità di contagio, continuano a destare preoccupazione negli esperti, facendo temere per un aumento della curva dei contagi.

Covid, in Lombardia si teme per la diffusione delle varianti

In Lombardia si teme per la diffusione delle varianti, che rischiano di azzerare tutti gli sforzi fatti sinora per portare la regione in zona gialla. A darne conferma anche il vicepresidente e assessore alla salute, Letizia Moratti: -“Purtroppo le varianti sono presenti in Lombardia con una percentuale pari al 30% riscontrata nei tamponi positivi, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane al 60/80%, esattamente come sta accadendo in altri Paesi“. Poi continua: -“Non deve allarmare i cittadini poiché le consolidate abitudini di prevenzione e protezione anti covid risultano sempre efficaci. Uso della mascherina, distanziamento sociale, igienizzare spesso le mani, sono comportamenti ancora raccomandati, da osservare scrupolosamente per prevenire il contagio“.

I numeri al momento non fanno ben sperare, perchè fino allo scorso lunedì i casi di varianti accertati erano pari a 128, tutte inglesi, una brasiliana e una sospetta ancora da identificare se brasiliana o sudafricana. Adesso si stima che la percentuale delle varianti presenti sull’intero territorio regionale siano circa il 30% del totale dei nuovi casi, ma la previsione fatta dalla stessa Moratti arriva all’80%, soppiantando di fatto la prima variante con la quale si era entrati in contatto, cioè quella di Wuhan.

Ipotesi che trovano conferma anche nell’indice Rt per la città Metropolitana di Milano, in cui si è risaliti allo 1.03, calcolato nella media di 7 giorni.

Lo spettro del lockdown

Ecco dunque avanzare prepotentemente, lo spettro del lockdown, come lo stesso Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di microbiologia dell’ateneo cittadino, ha evocato: -“Se si vuole bloccare la diffusione di varianti di Sars-CoV-2 o resistenti al vaccino o a elevata trasmissibilità, bisogna veramente fare zone rosse tipo Codogno o Vo’: tutti fermi“.

Secondo Crisanti, le varianti “mettono in pericolo questo scenario di equilibrio al quale siamo arrivati attraverso una strategia di convivenza con il coronavirus, perché a questo punto bisogna intervenire più rapidamente possibile anche in modo chirurgico“.

Per il virologo anche la riapertura delle scuole possono rappresentare un problema: -“Sono un’occasione di moltiplicazione sociale che coinvolge studenti, famiglie, interazioni fra studenti e famiglie a diversi livelli, sovraffollamento dei trasporti. La struttura delle scuole è un detonatore di aggregazione sociale. Vedremo gli effetti“.

Non solo Crisanti

Ma non è solo il virologo Crisanti ad essere preoccupato per la diffusione di queste varianti, perchè anche il virologo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, si dice fortemente impensierito per la variante brasiliana, la cosidetta Amazzonica: -“Quello che è capitato a Manaus, mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un’immunità di gregge a furia di infezioni. A Manaus è accaduto invece che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata e quindi immunizzata, ma non importante abbastanza per creare una vera barriera. È successo quindi che il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso a quanto pare anche quelli che si erano già ammalati. È un elemento di notevole preoccupazione“.

Senza considerare che non si è ancora capito la correlazione tra variante e vaccini, come sottolineato dallo stesso Massimo Galli: -“La variante brasiliana mette a rischio l’efficacia dei vaccini? Non lo sappiamo ancora. La mutazione 501 alla fine pare di no, ma la 484k, che in un ceppo brasiliano si associa alla 501y, non sappiamo ancora se il vaccino la prende o non la prende e credo che verificarlo sarà il primo lavoro che faranno alla Pfizer. Le mutazioni virali emergono casualmente, ma se sono vantaggiose, la ‘prole'” del primo virus in cui compare la mantiene e questo sembra essere il caso“.