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Covid: situazione difficile negli ospedali di Napoli a causa dell'aumento ricoveri

situazione difficile a napoli per i casi in aumento di covid

Situazione difficile negli ospedali di Napoli, a causa dell'aumento dei ricoveri Covid. Convocata una riunione dell'Unità di crisi regionale

Ospedali in crisi a Napoli, a causa dell’aumento vertiginoso dei ricoveri Covid. Per il momento la situazione si presenta complicata solo nel capoluogo di regione e nella provincia di Salerno, risparmiati al momento i nosocomi delle province di Avellino, Benevento e Caserta.

Covid: situazione difficile negli ospedali di Napoli

Gli ospedali di Napoli sono in crisi, per via dell’aumento dei ricoveri di pazienti Covid: il pronto soccorso del Cardarelli è sempre affollato, così come i reparti dell’Azienda dei Colli. Al momento al Cardarelli, ospedale di riferimento per il Covid, ci sono 137 pazienti ricoverati, di questi 7 sono in Terapia Intensiva, e solo 7 sono i posti liberi. Tra Monaldi e Cotugno i pazienti Covid ricoverati sono circa 300. Dificoltà anche all’Ospedale del Mare, che presenta criticità anche nell’area dei sospetti Covid. In affanno anche le Rianimazioni del Cotugno, dove i reparti dedicati Covid sono già pieni, e, a Salerno, quelle del Ruggi e del Giovanni da Procida. 

Alla luce quindi della difficile situazione, è stata riunita oggi, 14 febbraio, l’Unità di Crisi regionale, come dichiarato da Maurizio Di Mauro, direttore generale dell’azienda dei Colli che comprende Cotugno, Monaldi e Cto: -“Stiamo reggendo l’urto invernale dell’epidemia ma abbiamo le corsie piene, abbiamo ancora qualche posto libero in terapia intensiva ma tutti i reparti sono all’orlo. Stiamo dando una mano al Cardarelli che col suo pronto soccorso intercetta una quota considerevole dei ricoveri giornalieri ma di notte arrivano molti pazienti con i propri mezzi, malati positivi che si aggravano e decidono di venire qui con polmoniti serie che richiedono cure molto impegnative. Ormai non si può nemmeno più parlare di degenza ordinaria in quanto registriamo un aumentato impegno assistenziale con ossigeno anche di chi non va in sub intensiva o in rianimazione. Vorrei sbagliarmi ma i casi clinici vanno uniformandosi verso una gravità mediamente più alta rispetto ai mesi scorsi”.