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Inchiesta mascherine, 8 indagati a Roma: "Speriamo nel lockdown"

Inchiesta mascherine

Uno degli otto indagati nell'inchiesta sulle mascherine acquistate dalla Cina sperava ci fosse un lockdown nazionale per incrementare gli affari.

Continuano le indagini della Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sull’affidamento, da parte del commissario Arcuri, di 1,25 miliardi a favore di tre consorzi cinesi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine. Un’azione svolta attraverso l’intermediazione di alcune imprese italiane che, secondo l’accusa, avrebbero illecitamente utilizzato i guadagni ottenuti per acquistare beni, conti correnti e quote societarie per 70 milioni di euro ora sequestrati dalla Guardia di Finanza. A fare scalpore è anche l’intercettazione di uno degli imprenditori indagati che, secondo il virgolettato riportato, avrebbe sperato in un lockdown nazionale per far andare meglio gli affari.

Inchiesta sulle mascherine a Roma

I soggetti iscritti nel registro degli indagati sono: l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, il giornalista Mario Benotti, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andrea, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno. Le accuse di cui dovranno rispondere sono, a vario titolo, ricettazione, riciclaggio, traffico di influenze illecite in concorso e aggravato dal reato transnazionale, illeciti amministrativi in materia di responsabilità amministrativa degli enti. Quattro le società coinvolte: Sunsky srl, Partecipazioni Spa, Microproducts It Srl e Guernica Srl.

Secondo la Procura uno degli indagati sperava addirittura in una forte ondata di contagi per incrementare gli affari. Nel decreto che ha disposto il sequestro dei beni da parte delle Fiamme Gialle si legge infatti: “Singolare, quanto raccapricciante l’aspettativa dell’indagato Jorge Solis che a novembre ‘esploda’, cioè ci sia un lockdown nazionale perché da questo si attende lucrosi affari“.

Si tratta dell’uomo che teneva i contatti con la Cina che insieme agli altri avrebbe intrattenuto rapporti con la struttura commissariale del governo fino a maggio. Lui e gli altri indagati avrebbero infatti continuato a cercare, senza successo, Arcuri. Lo stesso che tramite una nota ha fatto sapere di essere stato oggetto di “illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati affinché questi ultimi ottenessero compensi non dovuti dalle aziende produttrici“. La sua struttura, considerandosi parte offesa, sta valutando l’ipotesi di costituirsi parte civile in giudizio per ottenere il risarcimento del danno”.