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Morto di Covid sovrintendente della Digos

Commozione al funerale di Alessandro

Morto di Covid sovrintendente della Digos, Alessandro Lombardi lascia la compagna ed il figlio. Aveva ricevuto un riconoscimento per eroismo

Morto per Covid sovrintendente della Digos. Alessandro Lombardi, investigatore in forza alla Questura del capoluogo ciociaro, lascia la compagna Esmeralda e il figlio Alex. Si allunga la lista di vittime della pandemia con la divisa della Polizia, lista tristemente inaugurata dall’agente Guastamacchia dall’agente Guastamacchia, a suo tempo in servizio di scorta all’ex premier Giuseppe Conte. Lombardi era entrato in Polizia molto giovane, dopo il corso era stato assegnato a Roma e, dal 1997, era stato trasferito a Frosinone.

Morto per Covid sovrintendente della Digos, il ricordo

Struggente il ricordo della Polizia di Stato e della Questura di riferimento. “Il Covid19 continua a mietere vittime anche nella famiglia della Polizia di Stato. Del suo lavoro da poliziotto-investigatore, ciò che amava di più era poter essere d’aiuto a chi aveva bisogno, a chi era in difficoltà. Nel 2004 era stato insignito della medaglia d’argento della Fondazione Carnegie per gli ‘Atti di Eroismo’, per aver messo in salvo due persone rimaste intrappolate in casa a causa di un incendio. Il suo sorriso, il suo amore per lo sport e la sua disponibilità per gli altri lasciano un profondo vuoto tra i suoi familiari, amici e colleghi. Fai buon viaggio Alessandro”.

La commozione dell’amico e collega

La morte di Lombardi ha suscitato forte commozione fra i suoi affetti, come accaduto per il collega campano Spadarella E Gianluca, collega ma soprattutto amico di Lombardi, gli ha voluto dedicare un ricordo speciale, tutto suo. “Sandro, voglio ricordarti da uomo amico e fratello al di fuori dell’Amministrazione perché io penso che con il passare degli anni e con il susseguirsi degli eventi, con i quali la vita ci mette alla prova si diventa più di semplici colleghi. Io e te avevamo una passione in comune la palestra; ci piaceva alzare pesi per stare in forma e ci allenavamo agli orari più strani per fare coincidere lavoro e famiglia. Tutto andava bene lavoro, famiglia, rapporti esterni fino a quella maledetta domenica del 7 febbraio“.

La telefonata a Gianluca: “Ho la febbre”

Era stato infatti proprio Lombardi a telefonare all’amico e a spiegargli che aveva la febbre; temeva si trattasse del Covid. “Da quel giorno tutte le mattine ti chiamavo per sapere come stavi fino a quando è arrivata la telefonata alla quale mai nessuno vorrebbe rispondere. In questi anni ti sei fatto volere bene da tutti perché nel tuo lavoro hai sempre messo al primo posto il lato umano. Ciao Sandro, ti saluto in questo modo visto che non sono potuto essere lì vicino a te nel momento più importante, ma sono sicuro che da lassù non sentirai la mia assenza e che continuerai a venire in servizio con me”.