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Gimbe: "Terza ondata ma nel Dpcm manca strategia anti-Covid"

Nino Cartabellotta

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha lanciato l'allarme della terza ondata e della mancanza di una strategia.

Il Coronavirus continua a correre, tanto da far pensare alla terza ondata. Intanto, le zone rosse arrivano in ritardo e la campagna vaccinale continua ad andare a rilento. L’incremento di casi di Coronavirus procede in modo costante e Nino Cartabellotta ha lanciato un allarme molto serio.

Gimbe sulla terza ondata

Per la seconda settimana consecutiva si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata” ha spiegato il presidente Nino Cartabellotta. Rispetto alla settimana precedente, in 16 regioni e nella provincia autonoma di Trento sono aumentati i casi e l’incremento sta salendo in tutto il Paese. La provincia autonoma di Bolzano, l’Umbria e il Molise sono già state sottoposte a restrizioni più severe. Per quanto riguarda gli ospedali, l’occupazione dei pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 regioni quella del 30% delle terapie intensive. Lo scenario continua a peggiorare e la presenza delle varianti sta rendendo necessarie delle decisioni serie e veloci. “È fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale” ha precisato Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione. Cartabellotta ha fatto notare che “nonostante l’allerta lanciata da Gimbe già da due settimane, gli amministratori locali continuano a ritardare le chiusure se non davanti a un rilevante incremento dei nuovi casi, quando è ormai troppo tardi. Infatti, in presenza di varianti più contagiose, questa ‘non strategia’ favorisce la corsa del virus, rendendo necessarie chiusure più estese e prolungate“.

La campagna vaccinale va a rilento e non sta aiutando a bloccare la diffusione del virus. Delle dosi previste per il primo trimestre del 2021, al 3 marzo ne sono state consegnate alle Regioni 6.542.260 e hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.454.503 milioni di persone. Ci sono differenze regionali molto marcate. “L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e RSA ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate” ha dichiarato Gili. “La strada per accelerare la campagna vaccinale non deve certo portare ad avventurarsi in rischiosi azzardi, come l’ipotesi di somministrare un’unica dose di vaccino Pfizer o Moderna” ha spiegato Cartabellotta. “Le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano. La campagna vaccinale, intanto, stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano ‘in fresco’ dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di Covid severa” ha aggiunto il presidente della Fondazione Gimbe, che ha sottolineato che il Dpcm di Draghi “non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni ‘a colori’ resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato come sempre, è la scuola“.