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Scuola in presenza, la petizione dei genitori: "O tutti o nessuno"

Petizione a Varese sul key working

Scuola in presenza, lettera e petizione di due genitori a Varese per rimarcare l'ingiustizia di una norma che privilegia solo alcune categorie.

Scuola in presenza, una lettera con petizione di due genitori alle testata Varesenews. La coppia denuncia una disparità di trattamento nell’attuazione dei protocolli didattici, disparità a seconda delle categorie coinvolte. La missiva che è anche sfociata in una petizione su Change.org e i due genitori invitano chi volesse a leggerla e “qualora fossero d’accordo, a sottoscriverla”. Ma ecco il preambolo della missiva: “Siamo genitori di due bambini della provincia di Varese che frequentano la scuola primaria. Premettiamo che non abbiamo problemi di gestione logistica con i nostri figli; mamma è casalinga, papà è in smart working. Detto questo però non possiamo rimanere insensibili di fronte a quello che sta accadendo”.

Scuola in presenza, il contenuto della petizione

Qui gli argomenti di merito: “Il ritorno della Dad in alcune regioni e luoghi d’Italia ha riportato alla luce quella che, secondo noi, è una grave ingiustizia che mina i diritti fondamentali espressi nella nostra Costituzione. Infatti è stabilito che per i figli di alcune categorie di lavoratori, detti Key Workers, sia garantita la didattica in presenza. In soldoni: i figli di medici e infermieri e di altre categorie non ancora del tutto specificate, possono frequentare la scuola regolarmente. Gli altri no”. Il discrimine secondo i due è evidente: “Riteniamo che questa attuazione del Miur relativa alla direttiva del 4 marzo 2021 che ingloba il Piano Scuola 2020-2021 sia in netto contrasto con l’art. 3 della Costituzione che dice espressamente: ‘tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di condizioni personali e sociali (…)’.

Regola “in spregio” della Costituzione

E ancor di più è in contrasto con l’art. 34 della Costituzione che dice espressamente: ‘La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita.” Le deduzioni dei due genitori sono stringenti. “Non riteniamo corretto che le scuole possano assecondare questa dinamica senza battere ciglio e così ghettizzare bambini e creare un precedente su un principio fondamentale che è il diritto di ogni singolo bambino all’istruzione che è, tra l’altro, un diritto costituzionale. Riteniamo che in un paese civile non sia accettabile che possano esistere dei bambini di serie A e dei bambini di serie B e, ancora peggio, che la scuola non possa mobilitarsi o contrastare questa nota del Ministero dell’Istruzione. (…) Capiamo che i singoli istituti possano essere impotenti davanti ad una decisione calata dall’alto; tuttavia desideriamo esprimere la nostra disapprovazione rispetto a quanto sta avvenendo, sperando che questa nostra petizione serva da spunto per una riflessione più ampia e profonda rispetto a quella sulle problematiche logistiche legate alla gestione dei figli”.

In gioco i valori di uguaglianza e rispetto

La chiosa è senza appello: “Riteniamo che siano in gioco valori più assoluti quali l’uguaglianza e il rispetto dei diritti che tutti noi cittadini abbiamo indistintamente, senza distinzioni di alcun genere e che se tutti noi genitori dovessimo avere anche solo un modo per opporsi o per far sentire la propria voce alle istituzioni, sia necessario adottarlo”.