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Medici contro la didattica a distanza: "I nostri figli restano soli"

Figli soli e medici in rivolta contro la dad

Figli soli e medici in rivolta contro la didattica a distanza, la dottoressa Monica Bettonagli fa il punto di una situazione allarmante

Figli soli e medici in rivolta contro la didattica a distanza. I camici bianchi sono tornati in trincea e i figli sono rimasti senza possibilità di assistenza. Secondo i camici bianchi le richieste in questo senso sono prive di puntelli. Sono necessità che hanno portato alcuni medici a chiedere “di farsi carico di nuovo e a tempo indeterminato della gestione dei propri figli in ambito extrascolastico, mantenendo contemporaneamente il proprio ruolo in trincea”. Parole di Monica Bettonagli che è dirigente medico del pronto soccorso alla Fondazione Poliambulanza Brescia. E le parole della dottoressa sono emblematiche proprio perché arrivano da un territorio che è tornato a pagare un pegno altissimo al covid.

Medici in rivolta contro la didattica a distanza

I numeri lo dicono chiaro: agli Spedali civili di Brescia nella giornata di venerdì 5 marzo i posti letto occupati erano 401. Poi, l’8 marzo i pazienti in ricovero sono diventati 431. Di essi 35 sono in terapia intensiva. Una nota della direzione la spiega meglio: “Il tasso di saturazione in terapia intensiva (che nel resto della Lombardia è del 40%) si è assestato da circa 5 giorni ad oltre il 90%, nonostante la regolare apertura di nuovi posti”. E la testimonianza della dottoressa Bettonagli dà la cifra del quadro d’insieme: con i colleghi lei condivide “le difficoltà organizzative derivanti da una serie di decreti, ministeriali e regionali, che di fatto hanno portato alla chiusura della porta aperta dalla nota del ministero dell’Istruzione del 5 novembre 2020. La contraddizione di queste disposizioni è sin troppo evidente soprattutto considerando che in diversi i Paesi europei, la scuola in presenza per i figli degli operatori sanitari non è mai stata interrotta. In questi giorni eravamo riusciti a far tenere aperte le materne e gli asili, ora invece ci crolla tutto addosso. Non sappiamo davvero a chi lasciare i nostri figli, anche perché chi viene a fare la babysitter nelle nostre case? Non riusciamo proprio a trovarle”.

Il pasticcio di circolari e decreti

E attenzione, c’è un dato in più da non sottovalutare: le donne medico sono sempre di più. Fra i medici con meno di 65 anni, il 54% è donna. Percentuale che sale rapidamente con il calare dell’età. Leggiamo: le dottoresse sono il 57% dei medici sotto i 60 anni, il 60% tra gli under 50. Nella fascia d’età dai 40 ai 44 anni, in particolare, quasi 2 medici su 3, e precisamente il 64%, sono donne. Cosa significa? Che il problema di coniugare attività parentali con professione è aumentato a dismisura, anche se c’è chi non la pensa così e nelle richieste dei medici ci vede una discriminazione. Il Piano Scuola 2020-2021 prevedeva fino a pochi giorni fa che i figli dei professionisti sanitari fossero esentati dalla didattica a distanza. Ma una circolare del 4 marzo del ministero dell’Istruzione a presidi e dirigenti scolastici regionali ha fissato delle deroghe e rimesso la questione su piazza. La circolare è ispirata dal Dpcm a firma di Mario Draghi del 2 marzo e in vigore fino al 6 aprile.

Un dietrofront che spiazza Fnomceo

Quindi la faccenda è di fatto ingarbugliata perché coinvolge ‘linee di comando’ multiple e diversi gradi di responsabilità, o di scaricabarile rispetto ad esse. Poi il dietrofront, con la nuova circolare che sulle zone rosse o arancione rafforzate spiegava: “Le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza”. Una decisione che ha lasciato “sconcertato” Filippo Anelli, presidente di Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri.