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Accusata di aver bevuto, aveva mangiato dei Mon Cheri dopo l’incidente

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Accusata di aver bevuto ma aveva solo mangiato dei Mon Cheri dopo l’incidente e lei, un'insegnante, ha tenuto duro fino alla sentenza di assoluzione

Accusata di aver bevuto ma aveva solo mangiato dei Mon Cheri dopo l’incidente, in attesa che arrivassero i verbalizzati. Cose che accadono quando una constatazione amichevole si fa difficile. E che possono portare una persona a processo per tre anni. Come è accaduto ad una insegnante che, nel ravennate, era diventata protagonista di un episodio al limite dell’assurdo. La donna, che è stata seguita nel dibattimento dall’avvocatessa di Trento Maria Rosa Visintin, aveva tamponato un’auto. Il fatto era accaduto mentre andava a cena da amici. Nelle more di quell’imprevisto, si era impegnata con la controparte in una banale costatazione amichevole di sinistro. La faccenda si è era però complicata per il solito gioco di torti e ragioni. A quel punto si era reso necessario chiamare la polizia municipale per rilievi più approfonditi.

Accusata di aver bevuto, ma erano cioccolatini

Quindi il focus dell’intera e lunga vicenda: nell’attesa la donna aveva mangiato diversi cioccolatini al liquore Mon Cheri. L’avvocatessa Visitin spiega bene quel momento topico. “Una volta giunti sul luogo dell’incidente la pattuglia ha avviato tutti gli approfondimenti da prassi, compreso l’etilometro. La prima rilevazione segna 1.12 g/l. La seconda invece si ferma a 1.02 g/l. Una violazione del codice della strada molto grave. La mia cliente è rimasta sorpresa dall’esito del test. Tuttavia, nonostante il tentativo di chiarire il possibile equivoco, è finita a processo”. Alla donna venne ritirata la patente e dopo un po’ si vide notificare un decreto penale di condanna, a cui fece opposizione.

Testi e perizia concordi: versione plausibile

Il racconto di Visitin prosegue: “Il giudice in fase di giudizio abbreviato non era completamente convinto. Così ha chiesto ulteriori accertamenti, come una perizia d’ufficio per approfondire la posizione e la condotta della mia cliente, accusata di guida in stato di ebbrezza”. La perizia evidenziò che si, l’aver mangiato quei cioccolatini poteva di certo aver influito sull’esito dell’alcol test. E le testimonianze sembravano dare ragione alla tesi difensiva. Che cioè quel caso non aveva nulla a che vedere con alcuni casi omologhi di ubriachezza alla guida . “La polizia municipale – prosegue la Visitin – ricorda che la signora non versava in stato di particolare agitazione. Né in atteggiamento confusionale per aver bevuto qualche bicchiere di troppo”. Dopo quasi tre anni di accertamenti la sentenza del Gup del tribunale di Ravenna Andrea Galanti: l’insegnante è stata assolta dall’accusa di guida in stato di ebbrezza per non aver commesso il fatto.