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Centri estetici e parrucchieri chiusi in zona rossa: la situazione

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Quasi tutta l'Italia il 15 marzo torna in zona rossa, e anche stavolta parrucchieri e centri estetici rimarranno chiusi.

Da lunedì 15 marzo quasi tutta l’Italia sarà zona rossa, e ancora una volta a pagarne le conseguenze saranno centri estetici e parrucchieri che rimarranno chiusi fino al 6 aprile. Confestetica fa ricorso al Tar del Lazio per garantire che non ci siano discriminazioni.

Centri estetici e parrucchieri chiusi

Il 15 marzo quasi tutto il Paese torna in zona rossa, e anche stavolta parrucchieri e centri estetici rimarranno chiusi. Come nei precedenti lockdown, i titolari di queste attività dovranno abbassare le serrande, così come ristoranti, bar e pub.

Il DPCM del 14 gennaio aveva salvato queste categorie di lavoratori, consentendo loro di poter esercitare la professione anche in zona rossa. Il nuovo DPCM del 2 marzo 2021 di fatto sancisce una stretta per tutte le categorie di lavoratori che offrono servizi alla persona. Rimarrano chiusi in zona rossa, ma aperti in zona gialla e arancione.

Confestetica contro le discriminazioni

Confestetica torna a battagliare anche in questo ennesimo lockdown. In seguito al DPCM di gennaio, l’associazione di categoria aveva presentato un ricorso al Tar affinché gli stessi centri estetici potessero godere dello stesso diritto all’apertura dei parrucchieri. Un ricorso che allora fu accolto.

Questa volta però le restrizioni colpiscono entrambe le categorie, ma Confestetica presenta nuovamente il ricorso al Tar del Lazio per altri motivi. Secondo il DPCM, medici estetici e podologi hanno la possibilità di rimanere aperti, nonostante offrano servizi alla persona analoghi ai centri estetici e ai parrucchieri.

Una discriminazione che ha fatto infuriare Roberto Papa, segretario nazionale di Confestetica. Ecco cosa ha dichiarato Papa a Fanpage.it: “Non è giusto che medici estetici che fanno lo stesso tipo di trattamento di carattere non terapeutico abbiano la possibilità di continuare a lavorare. Il comparto estetico è formato per il 98,7% da donne, ed è già stato messo a dura prova dalla pandemia. Non è giusto che imporre la chiusura se altri che offrono lo stesso tipo di servizi possono restare aperti. Chiediamo a parità di servizi offerti anche la parità di trattamento“.