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Covid, Gimbe: "La curva rallenta, ma siamo in terza ondata"

Nino Cartabellotta

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha spiegato che la curva dei contagi sta rallentando, ma siamo in terza ondata.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto su Radio Cusano Campus, spiegando che la curva dei contagi sta rallentando, ma che siamo ancora in piena terza ondata. Il picco, però, sembra essere ufficialmente superato e i contagi stanno diminuendo.

Gimbe sul Covid

Bisogna avere pazienza e prudenza. Come abbiamo visto con la Sardegna, passata da bianco ad arancione, si tratta di un equilibrio molto fragile, perché il virus sta circolando in maniera ancora importante nel nostro Paese. Si vedono segnali di rallentamento, che non vuol dire che abbiamo scavallato il picco, ma che la curva cresce meno velocemente e i numeri iniziano a ridursi in particolare nelle Regioni dove le restrizioni sono partite per prime. I numeri ci stanno dicendo che siamo ancora nel pieno della terza ondata” ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. “L’elemento principale di questa terza ondata è che partivamo da numeri già alti, soprattutto sul fronte ospedaliero. Quando si parte da un livello di contagio molto alto e da un livello di saturazione ospedaliero intermedio, si fa presto a saturare i posti. La vaccinazione dei più fragili faciliterebbe la situazione” ha sottolineato il presidente. “Siamo lontani mille miglia dall’obiettivo europeo per cui entro il 31 marzo bisognava vaccinare l’80% degli over 80. Alla fine ogni Regione ha dato priorità diverse rispetto al piano vaccinale. Oggi abbiamo il 4,1% della popolazione che ha fatto le due dosi, ma ci sono differenze importanti su base regionale” ha dichiarato Cartabellotta, aggiungendo che alcune Regioni non hanno un’anagrafe vaccinale e ci sono delle differenze significative.

Noi abbiamo avuto un primo piano presentato a metà dicembre dal ministro Speranza dove nel primo trimestre del 2021 erano previste 28 milioni di dosi, che ora si sono ridotte a 15 milioni e 700 mila, quindi sono state quasi dimezzate. Di questi 15 milioni e 700mila, mancano all’appello circa 6 milioni di dosi. Quindi il primo vero grosso problema è che i vaccini arrivati sono pochi. Nella prima versione del piano le categorie con priorità erano gli operatori sanitari, ospiti e personale rsa e poi gli over 80. Siccome si attendevano più vaccini, oltre agli operatori sanitari è stato vaccinato tutto il personale che ruota intorno agli ospedali. Alla fine sono rimasti indietro gli over 80, la fascia di età che ha pagato il prezzo più caro nella pandemia ed era la prima che bisognava proteggere” ha spiegato il presidente della Fondazione. Per quanto riguarda il blocco del vaccino AstraZeneca, Cartabellotta ha dichiarato che ha la sensazione che la campagna vaccinale sia ripresa con gli stessi ritmi di prima.