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La sonda diretta verso Marte era stata lanciata il 5 maggio 2018. L’atterraggio è avvenuto dopo 7 minuti di vuoto e attesa, con tutta la Nasa a seguire l’evento in diretta. Momenti di suspence nella base di controllo di Pasadena, poi i festeggiamenti dopo il successo dell’atterraggio: InSight studierà i terremoti del pianeta rosso e scenderà cinque metri nel sottosuolo. Trasmessa la prima immagine, in bassa definizione, dell’orizzonte di Marte.
InSight, tensione alle stelle
19.800 chilometri orari. E’ questa la velocità a cui la sonda della Nasa si è avvicinata al suolo di Marte dopo averne varcato la sottile atmosfera. Sono quindi bastati sette minuti di attraversamento, prima che InSight toccasse il terreno rossiccio del pianeta a noi più vicino.
Al Jet Propulsion Laboratory, a Pasadena, California, la tensione si tagliava con un coltello. Poi, tra gli scienziati Nasa, sono partiti gli abbracci e i brindisi, nel vedere sei mesi di viaggio nello spazio profondo andati a buon fine.
Un viaggio di 460 milioni di km
Il progetto dei ricercatori spaziali vede realizzarsi sette anni di lavoro e sei mesi di viaggio dopo soli sette minuti di atterraggio. Ora che la sonda ha poggiato le sue tre gambe su Marte, potrà dispiegare i pannelli solari che le permetteranno di alimentare i suoi strumenti. Tra i suoi compiti vi è quello di studiare la morfologia del pianeta, e la sua formazione, avvenuta miliardi di anni fa.
La sonda è dotata di sismometro, concepito in Francia, che valuterà l’entità di ogni vibrazione del suolo marziano, fino a studiare i movimenti del magma nelle sue viscere.
Gli strumenti italiani
I segnali sono stati raccolti anche dai ricercatori dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) con la parabola Srt, locata in Sardegna. Ma non è l’unico strumento «made in Italy»: la sonda è stata guidata da un sensore concepito e prodotto negli stabilimenti della Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze). Inoltre, sulla superficie di Marte l’esatta posizione del lander è ad opera di Larri, uno strumento composto da microriflettori sviluppato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), supportato nella sua creazione dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), sempre più presente nei progetti Nasa.