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G8 di Genova 2001, dalla scuola Diaz a Carlo Giuliani: il riassunto

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L'organizzazione del G8 a Genova ha arrecato molti disagi dovuti delle manifestazioni dei black bloc e la morte di un ragazzo innocente.

Nella città di Genova era stato fissato l’evento del G8 che vedeva la partecipazione dei capi di Stato dei Paesi più industrializzati dell’Occidente. Nel luglio del 2001, il G8 a Genova vedeva lo svolgersi di tragici eventi che portarono alla morte di un manifestante, il giovane Carlo Giuliani.

Il G8 di Genova: riassunto degli eventi

Il G8 è l’evento politici più importante a livello internazionale e crea sempre degli squilibri nelle città che lo ospitano, costrette ad organizzarsi per mantenere la sicurezza dei cittadini. Prevedendo che il G8 avrebbe visto la presenza di migliaia di contestatori no-global, Genova era pressoché blindata e protetta da un imponente quantitativo di forze dell’ordine che vedevano reparti speciali di Carabinieri, ingenti forze di PS e, addirittura, squadroni di agenti della Guardia di Finanza convocati in città per assicurare il tranquillo svolgimento del G8.

Per questa ragione fu approntata una speciale zona rossa che prevedeva la sua invalicabilità con barriere e protezioni sorvegliate da nuclei di agenti. Anche in ambito preventivo i controlli investivano ogni ambito: autostrade, stazioni ferroviarie e porto, vedevano ogni giorno blocchi e respingimenti di individui ritenuti sospetti agitatori. Nonostante il clima poliziesco che si respirava in città, a Genova si concentrarono oltre trecentomila manifestanti che protestavano contro l’evento che ai loro occhi, celebrava il neoliberismo e lo sfruttamento a livello globale. Se durante il primo giorno, una grande manifestazione aveva invaso pacificamente le vie del capoluogo ligure, nel secondo giorno incominciarono gli scontri. Frange di black bloc non si limitavano a partecipare ai cortei in atto in tutta la città ma iniziarono a materializzare scontri con le forze dell’ordine e assalti a quei centri di potere come sedi di banche, uffici interinali, negozi di ogni genere attuando la tattica della guerriglia urbana: colpire e scappare per poi riunirsi e colpire di nuovo.

L’ingente numero forze dell’ordine ebbero il pretesto per caricare a più riprese i gruppi di pacifici manifestanti che si trovarono coinvolti loro malgrado, in contesti non provocati da loro. Due giorni di scontri feroci quasi militari furono quelli che videro la regia dell’allora ministro dell’interno Scajola che, al di fuori delle più elementari basi democratiche, diede ordine di reprimere in ogni modo e a tutti i costi le manifestazioni contro il G8. Scontri chiamano scontri e alle ferocie messe in atto da nuclei di agenti delle forze dell’ordine in pieno fervore fascista, anche i manifestanti no-global che poco avevano a che fare con i black bloc decisero di rispondere alle brutalità di carabinieri, celerini e finanzieri.

Il G8 di Genova: la morte di Carlo Giuliani

Fu durante uno di questi scontri che a Piazza Alimondi, fu ucciso Carlo Giuliani con un colpo di pistola sparato da un carabiniere che si trovava all’interno di una jeep presa di mira da un gruppo di manifestanti che stavano lanciando contro sassi e altri corpi contundenti. Con la scusa della legittima difesa il carabiniere Mario Placanica sparò alcuni colpi dalla sua rivoltella di ordinanza che colpirono alla testa Giuliani che fu anche travolto dalla camionetta durante la sua fuga. La notte stessa alcuni corpi antisommossa delle forze dell’ordine circondarono la scuola Armando Diaz che ospitava ignari manifestanti che soggiornavano nell’istituto per quei giorni. La scuola fu assaltata da centinaia di agenti che incominciarono a picchiare selvaggiamente tutte le persone che trovarono, senza guardare in faccia nessuno e fregandosene del fatto che si trattava di gente pacifica e non dei pericolosi black bloc.

Fu un vero e proprio massacro che vide il ferimento di tutti gli occupanti colpiti da manganellate, calci e pugni e che proseguì anche nella caserma di Bolzaneto dove vennero trasferiti i fermati. Anche in questo contesto le forze dell’ordine diedero sfogo alla loro brutalità, torturando e percuotendo senza alcun limite tanto da provocare quella che fu successivamente definita come macelleria sociale. L’ultimo evento del genere che si è tenuto in Italia è stato il G7 di Taormina nel maggio del 2017.