> > Van Gogh: le opere, la vita e la morte

Van Gogh: le opere, la vita e la morte

van gogh autoritratto

Vincent Van Gogh fu uno dei maggiori esponenti dell'Espressionismo, sulla sua morte si è creata una leggenda.

Vincent Van Gogh è considerato il precursore dell’arte contemporanea e di quell’Espressionismo che nell’artista olandese ha rivelato tutto il tormento che ha contraddistinto la sua vita. Un’esistenza la sua che sembra un romanzo fatto di amore fraterno, amicizia, misticismo e autolesionismo.

Van Gogh: la vita inquieta

Vincent Van Gogh nacque nel 1853 in Olanda, a Sundert: sin da piccolo manifestò una grande passione per il disegno, anche se cominciò a dipingere solo in prossimità dei trent’anni, in particolare tra il 1888 e il 1890. La compagna costante di Vincent, nel corso della sua breve vita, è stata la sua malattia fatta di attacchi di panico, allucinazioni, epilessia e tentativi di suicidio. Sin da giovane Vincent si ritrovò a girare in lungo e in largo in Europa: come dipendente della Galleria d’Arte Goupil, si trasferì a Bruxelles, a Londra e poi a Parigi dove si ritrovò a collaborare con un pastore metodista. Seguendo la sua vocazione, Vincent decise di frequentare la Facoltà di Teologia in Olanda ma presto si ritrovò a predicare tra i minatori di Borinage, vivendo la loro indigenza e la loro povertà. Se la sua missione si rivelò fallimentare, la sua vena artistica crebbe sempre più tanto che l’amato fratello Theo, col quale la corrispondenza è sempre stata ingente, gli consigliò di trasferirsi ad Arles. Qui Vincent si ritrovò a condividere l’alloggio con Gauguin, col quale si instaurò un rapporto turbolento.

Molte furono le liti fra i due ma l’apice fu raggiunto quando Vincent scagliò sul collega un bicchiere, forse a causa della gelosia nei confronti della prostituta Rachele: Van Gogh, in un momento di poca lucidità, arrivò a tagliarsi l’orecchio e a donarlo alla giovane come pegno d’amore. In uno dei suoi autoritratti, Vincent si ritrae con una evidente fasciatura proprio sull’orecchio ferito. Successivamente, il pittore entrò nella casa di cura Maison de Santé Saint-Paul di Saint-Rémy-de-Provence per curare la sua epilessia.

La morte

Vincent Van Gogh morì il 20 luglio del 1890 a soli 37 anni, per un colpo di pistola ( la pistola è stata venduta all’asta successivamente): fu ritrovato ferito nella sua camera sanguinante, ammettendo di essersi sparato da solo. Gli studiosi affermano che in realtà Vincent sia stato ferito per errore, nel corso di una delle sue passeggiate serali nei campi di grano, da due giovani che giocavano al tiro al bersaglio. Pare che Vincent si sia preso la colpa perché i due giovani gli avevano fatto un favore: la morte era infatti l’unica cosa che desiderava. Inquietante si rivela uno dei suoi ultimi capolavori, “Campi di Grano con corvi“: le pennellate sono frettolose e i corvi in volo non fanno che preannunciare la fine nefasta del pittore.

Van Gogh: le opere più importanti

Nelle sue opere Van Gogh si distacca dall’Impressionismo per segnare la nuova via dell’Espressionismo: i soggetti rappresentati assumono infatti le sembianze dell’animo inquieto dello stesso artista. Se ne “I Managiatori di Patate“, esposto nel Van Gogh Museum di Amsterdam, si trova ancora una certa dose di realismo nei volti e nelle espressioni degli infaticabili lavoratori, durante il soggiorno ad Arles si ha un netto cambio di rotta, oltre ad una maggiore produzione artistica.

Ne “La Camera di Vincent ad Arles” l’uso dei colori è piatto, essenziale e privo di sfumature: gli arredi semplici e i quadri in equilibrio precario però rivelano l’inquietudine del pittore per una vita sofferente. Nel dipinto “Girasoli” Van Gogh rivela un’attenzione ai particolari legata al suo amore per questi fiori, ma nello stesso tempo l’uso del colore giallo dona irrealtà al dipinto. Proprio il giallo è il colore più amato da Van Gogh, come dimostrano “Il Seminatore al Tramonto” e “La Casa Gialla” dove riproduce il suo rifugio in Place Lamartine nel quale sognava di poter dipingere felicemente assieme agli altri artisti.

“Spesso, ho l’impressione che la notte sia più ricca di colori se paragonata al giorno”: questo ripeteva Van Gogh e la sua passione per le stelle si rivela nelle sue tele più famose ovvero “Notte Stellata” con le stelle rappresentate come spirali turbinose come il suo animo e i cipressi in primo piano, definiti dall’artista “belli come obelischi egizi”. Splendida poi la tela “Notte Stellata sul Rodano” che appare quasi come la rappresentazione del cosmo, con le stelle che si riflettono sul fiume e due piccole figure umane che testimoniano l’esiguità dell’uomo rispetto all’immensità.