> > Eccidio di Sant'Anna di Stazzema: la vera storia e i superstiti

Eccidio di Sant'Anna di Stazzema: la vera storia e i superstiti

eccidio di Sant'Anna film

L'eccidio di Sant'Anna di Stazzema ad opera di alcuni soldati tedeschi fu uno dei più brutali della storia.

Uno dei fatti maggiormente tragici durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, avvenuto nel nostro Paese, è l’Eccidio di Sant’Anna di Stazzema, atto definito di puro terrorismo nei confronti della popolazione italiana.

Eccidio di Stazzema: gli antefatti

Sant’Anna di Stazzema venne definita, nella seconda parte del 1944, una zona bianca, ovvero questa non doveva essere considerata come zona di guerra o comunque territorio dove le truppe tedesche potevano creare basi militari. La zona venne identificata come luogo creato appositamente per le persone che volevano trovare un rifugio dopo essere scappate dalle diverse città oggetto dei bombardamenti.

Questa zona venne però adocchiata da parte dei soldati tedeschi, che decisero di prendere di mira la popolazione: grazie a una serie di manifesti si diffuse la notizia che l’intera area doveva essere interamente sgombrata.

L’Eccidio di Sant’Anna di Stazzema

La popolazione che si trovava a Sant’Anna di Stazzema, stanca di subire le angherie dei tedeschi, decise di ribellarsi ma non utilizzando la violenza e organizzando delle sommosse. Al contrario, invece, la popolazione decise di rimanere nell’area bianca come segno di protesta e ribellione silenziosa, come spesso accadde anche negli anni precedenti. Ma i tedeschi, consci del fatto che la guerra stava per essere persa e stanchi di vedere la popolazione che si ribellava a loro, non presero bene questo atteggiamento e il giorno 12 agosto 1944 alcne truppe, alle prime ore dell’alba, decisero di prendere di attaccare area bianca.

I tre gruppi di militari decisero di accerchiare l’area, impedendo la fuga ai cittadini: gli uomini, accorgendosi di quanto stava accadendo, iniziarono a scappare nei boschi, in quanto il loro scopo era quello di allontanare le truppe dal centro abitato e preservare la vita dei loro cari. Purtroppo le truppe tedesche avevano previsto anche questo atteggiamento da parte di coloro che vennero definiti come ribelli e solo un gruppo di soldati, circa la metà, decise di seguire i fuggitivi nei boschi. La restante parte delle SS tedesche, invece, opto per sterminare la popolazione rimasta, composta da donne, bambini e persone anziane.

Se nei boschi la caccia fu maggiormente serrata, visto che i soldati tedeschi faticarono abbastanza, nel centro della zona bianca ci fu un massacro molto semplice, visto che la popolazione non riusciva a ribellarsi. In totale circa 400 persone persero la vita, di cui un quarto bambini. I sovravvissuti, che vennero arrestati, furono circa 68, di cui pochissimi riuscirono a sopravvivere a causa del trauma subito per la perdita dei loro cari.

I motivi dell’eccidio

Questo massacro, in quanto bisogna definirlo come tale, trova motivazione nella voglia delle forze armate tedesche di dimostrare ancora la loro superiorità. Col passare del tempo, infatti, la popolazione italiana si stava lentamente ribellando e proprio per tale motivo i tedeschi volevano mettere in atto un’operazione punitiva atta a ristabilire l’ordine e il rispetto nei confronti dei nazisti, nonché il terrore che spesso caratterizzava il modo di comportarsi dei cittadini italiani. Va ricordato che tutto questo rientra nel periodo della fine della Seconda Guerra Mondiale.

Questo fatto non venne mai autorizzato dall’alto comando tedesco, che negò di aver organizzato nel dettaglio questa sorta di rappresaglia nei confronti della popolazione italiana. I pochi sopravvissuti narrarono che il clima di tensione contraddistinse il periodo successivo alla loro cattura, con tanto di torture varie atte a stabilire nuovamente l’ordine e il terrore che avrebbe permesso agli stessi tedeschi di evitare che il loro valore venisse in qualche modo messo in dubbio, così come la loro autorità. Su quetso triste evento storico è stato fatto anche un bellissimo film (Miracolo di Sant’Anna, 2008).