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Charles Darwin: la vita, le teorie e il darwinismo

Charles Darwin frasi

La vita e le teorie scientifiche di Charles Darwin, lo scienziato britannico che ha studiato l'evoluzione della specie umana.

Charles Darwin fu un naturalista britannico che divenne conosciuto per le sue teorie scientifiche che, nel 1800, scienze naturali e misero in discussione le credenze religiose della cristianità.

Charles Darwin: la vita

Lo studioso nacque nel 1809 nella piccola cittadina mercantile inglese di Shewsbury. Cresciuto in una famiglia benestante, il piccolo Charles poté esplorare a suo piacimento la natura del luogo, con una curiosità scientifica che già faceva presagire il suo futuro accademico. La scienza, d’altronde, era una prerogativa di famiglia: suo padre era un rinomato dottore, e suo nonno fu un botanico di notevole fama.

All’età di 16 anni Charles iniziò a frequentare il Christ’s College di Cambridge, dove, nonostante i desideri del padre di vederlo medico, decise di dedicarsi alle scienze naturali. Dimostratosi uno studente serio e studioso, Darwin non ebbe difficoltà a farsi benvolere dai professori, soprattutto dal professor John Stevens Henslow che, esperto botanico, decise di diventare suo mentore.
Fu proprio lui a trovargli un incarico sulla HMS Beagle, una nave che, compiendo un viaggio intorno al globo di ben 5 anni, costituiva un’opportunità imperdibile per qualunque naturalista.

Partito nel 1831, per tutto il viaggio Darwin poté raccogliere informazioni su vari esemplari di piante, animali e fossili, ma è in Sud America, e in particolare nelle Isole Galapagos, che lo studioso elaborò le teorie più innovative. Dopo essere tornato nel Regno Unito nel 1836, Darwin pubblicò le sue ricerche in diversi saggi, ma la sua opera più celebre fu L’origine delle specie (On the origin of the species), che, pubblicata nel 1858, gli valse la notorietà che lo rende conosciuto ancora oggi. Lo studioso morì nel 1882 a Westminster Abbey, nella casa di famiglia.

Charles Darwin: la teoria dell’evoluzione

Il nome di Charles Darwin viene collegato a una teoria evolutiva che vede la sopravvivenza e il mutamento di tutte le specie secondo la selezione naturale. Questa descrive un processo che vede la continuazione delle specie che si evolvono adattandosi al loro habitat, mentre quelle incapaci di cambiare sono destinate a estinguersi. La teoria fu elaborata in seguito alle osservazioni dello studioso, che notò caratteri simili in diverse specie per tutto il mondo, oltre che a caratteristiche particolari in base all’ambiente.

A seguito di queste scoperte Darwin sviluppò la teoria che vuole tutte le diverse specie conosciute oggi evolute da un antenato in comune, come il progenitore dalla quale oggi si fanno discendere sia gli uomini che le scimmie. Questa teoria fu dibattuta molto nel panorama scientifico del tempo: le teorie del 1800, infatti, non prevedevano alcun mutamento nelle specie, credute fisse dalla loro comparsa. L’ambiente ecclesiastico, inoltre, rigettò con sdegno il pensiero dello studioso, ritenendolo in contrasto con i miti della Creazione presenti nella Bibbia: l’opinione pubblica si divise così nei cosiddetti Creazionisti, che si opponevano a quelli che, chiamati Evoluzionisti, sostenevano la legittimità delle teorie darwiniane.

Il Darwinismo Sociale

Questa linea di pensiero nacque verso la fine del 1800, e utilizzò le teorie di Darwin per cercare di dare una spiegazione alle difficoltà economiche e sociali del tempo. La teoria del Darwinismo Sociale applica alla società l’idea della “sopravvivenza del più forte”, che, a partire dalla sua formulazione, ha dato una giustificazione del perché fosse legittimo un regime di vita egoistico e spesso violento, che relegava le fasce meno abbienti della popolazione a una condizione di loro incapacità di adattamento.
L’Inghilterra della Rivoluzione Industriale, con il suo sfruttamento di lavoratori costretti a lavorare per industriali arricchiti, accolse con approvazione questa teoria, legittima o meno; purtroppo anche nei secoli successivi questa linea di pensiero venne più volte citata per giustificare i crimini legati a razzismo, eugenetica e, in generale, l’ineguaglianza sociale.