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Salvador Dalí: la biografia, la morte e le opere dell'artista

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Salvador Dalì è stato il maggior esponente della pittura surrealista, ma anche cineasta e fotografo: la biografia e le opere più famose del pittore.

Artista eclettico, geniale e per certi versi folle: la biografia di Salvador Dalì è stata spesso segnata da un’innata eccentricità che si è manifestata in vari episodi e, soprattutto, nelle sue opere surrealiste. Un pittore che ha profondamente segnato il panorama artistico mondiale del Novecento.

Salvador Dalì: la vita

Salvador Dalì nacque nel 1904 a Figueres, un piccolo villaggio immerso nella campagna spagnola, in Catalogna. A lui venne dato lo stesso nome del fratello morto di meningite prima della sua nascita. Il padre, avvocato, lo educò in modo rigido e rigoroso. La madre Felipa, invece, cercò di assecondare la sua vena artistica che emergeva in modo sempre più prepotente durante la crescita. Pare che i genitori lo allevarono facendogli credere di essere la reincarnazione del fratello. Questa convinzione contribuì a seminare il germe della pazzia in Dalì, convinto di essere la causa della morte del fratello.

Dalì frequentò la scuola d’arte e, casualmente nel corso di una vacanza, un pittore notò le sue opere. Nel 1919 venne organizzata la sua prima mostra personale. Pochi anni dopo, nel 1921, un grave evento segnò la sua vita: la morte della madre, che egli adorava. Nel 1926 fu espulso dall’Accademia d’Arte prima di poter sostenere gli esami, perché disse che nessuno degli insegnanti avrebbe potuto giudicare un genio come lui.

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Durante la sua travagliata vita egli non si cimentò solo nella pittura. Realizzò, infatti, numerose sculture, collaborò con Luis Buñuel e con Walt Disney come regista e sceneggiatore e realizzò illustrazioni per libri. Nel 1929 fu cacciato dalla casa paterna a causa di una discussa relazione con Gala, sua futura moglie. Durante la Seconda Guerra Mondiale la coppia si trasferì negli Stati Uniti e vi rimase per otto anni. Nel 1951 Dalì tornò a vivere in Catalogna.

Gli ultimi anni e la morte

Nel 1954 Salvador organizzò un viaggio a Roma ed in questa occasione incontrò privatamente Papa Pio XII, a cui donò la Madonna di Port-Lligat. Durante il suo soggiorno a Roma furono organizzate diverse manifestazioni a lui dedicate. In seguito mantenne uno stretto contatto con il Vaticano, al quale donò varie opere d’arte.

A causa di un grave errore da parte della moglie nel somministrargli alcune medicine, Dalì dal 1980 perse le sue capacità cognitive e un forte tremore alle mani non gli permise più di lavorare. Nel 1982 venne insignito del titolo di Marchese di Pùbol dal re Juan Carlos I. La morte della moglie Gala, sempre nel 1982, lo gettò in una prostrazione ancora più profonda, tanto che tentò il suicidio in vari modi. Morì alla fine il 23 gennaio 1989 per un attacco di cuore e fu seppellito nel suo amato teatro di Figueres che egli stesso aveva fatto costruire anni prima.

Le opere principali di Salvador Dalì

Salvador Dalì creò oltre 1500 opere d’arte. Alcune di esse sono senza dubbio molto famose e rappresentano nel modo più completo la genialità di questo maestro. I suoi quadri giovanili, realizzati dal 1910 in poi sono spesso paesaggi che rappresentato le campagne che lo hanno visto crescere, come Paesaggio fluviale (1916), Paesaggio vicino Figueres (1910) o Anatra (1918). Nel corso del suo percorso artistico, poi, Salvador realizzò anche vari autoritratti. Fra questi vi sono Autoritratto nello studio (1919), Autoritratto (1921) e Autoritratto cubista (1923).

autoritratto

L’autoritratto di Dalì con i baffi è diventato talmente famoso da aver influenzato anche la cultura pop: impossibile non ricordare i personaggi della recente serie tv di successo, La casa di Carta, che effettuano i loro colpi nascondendosi dietro una maschera con i caratteristici baffi dell’artista catalano. Ritratto del padre (1920), Ritratto del violoncellista Richardo Pichot (1920) e Ritratto di Luis Buñuel (1924) rappresentano, invece, alcuni ritratti di persone che Dalì ha incontrato nel corso della sua vita.

persistenza

Fra i quadri più noti e riprodotti si ricordano La persistenza della memoria (1931), opera dal forte significato simbolico, oggi conservato al Museum of Modern Art di New York. I tre orologi molli catturano l’attenzione di chi ammira il quadro, nonostante lo sfondo rappresenti il meraviglioso paesaggio costiero di Port Lligat. Quest’opera venne terminata in sole due ore e indica una profonda riflessione sull’inesorabile scorrere del tempo. È del 1983, invece, l’ultimo quadro di Dalì, La coda di rondine.