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Arthur Schopenhauer: filosofia, opere e aforismi del pensatore tedesco

Arthur Schopenhauer filosofia

La filosofia, le opere e alcuni aforismi del pensatore pessimista per eccellenza, Arthur Schopenhauer, uno dei principali filosofi del XIX secolo.

Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco nato il 22 febbraio 1788, è considerato uno dei principali pensatori del XIX secolo e in generale di tutta l’epoca moderna. Sviluppò una filosofia, espressa tramite le sue opere e i suoi aforismi, in contrasto con il positivismo e l’idealismo che regnavano in quel periodo.

Schopenhauer: cenni biografici e pensiero

Egli fu l’ispiratore di una serie di filosofi, tra i quali Nietzsche e una gran parte della filosofia occidentale, dirigendosi verso un forte pessimismo intriso di influenze e dottrine orientali, particolarmente derivanti dal mondo induista e buddhista. Dimostrò diversi talenti iscrivendosi alla facoltà di Medicina a Gottinga, per seguire in un secondo momento, dei corsi di filosofia a Berlino. Tutto avvenne dopo i suoi trasferimenti con la madre, avvenuti a causa del suicidio del padre.

Nel 1818 mandò alle stampe Il mondo come volontà e rappresentazione, quella che sarebbe diventata la sua opera principale, nonostante tra i suoi contemporanei non ebbe un grande successo e, soltanto dopo vent’anni, assunse un ruolo di riferimento nel mondo intellettuale. Trasferitosi ancora a Francoforte sul Meno, condusse un’esistenza solitaria nel suo ruolo borghese e rimase celibe, legato molto alla sua misoginia. Nel 1851 divenne celebre a seguito della pubblicazione dell’opera Parerga e paralipomena, una raccolta di scritti minori che nasceva come proseguo delle opere precedenti, ma venne accolta come opera indipendente.

Elaborò un pensiero filosofico nel quale riteneva che le persone non avessero una volontà individuale, ma che fossero parte di un enorme sistema che permea l’universo intero. Partendo da questo presupposto, non considera il destino dell’uomo come teso alla propria felicità, poiché considerata troppo volubile e soggetta a desideri fisici e personali, nonché emotivi e sessuali. Tutto ciò che l’uomo desidera è estremamente momentaneo e per quello appagante per un lasso di tempo troppo breve.

Nella sua vita privata ebbe fama di essere piuttosto restio nei confronti dell’umanità, sia dal punto di vista dei contatti umani, sia da quello della presa di posizione nella situazione politica contemporanea che si stava delineando in Europa. Ebbe qualche apertura verso il genere umano solo nell’ultima parte della sua carriera, quando ricevette alcuni riconoscimenti e si concesse a una ristretta cerchia di collaboratori o estimatori, tra i quali lo scrittore David Asher e il compositore Richard Wagner.

Arthur Schopenhauer: aforismi

Alcune sue frasi sono rimaste celebri, così come alcuni suoi aforismi che vengono ricordati per il carattere piuttosto caustico:

L’unica origine dell’arte è la conoscenza delle idee; e il suo unico fine è la comunione di tale conoscenza

Chi non ama la solitudine non ama la libertà, perché non si è liberi che essendo soli

Non v’è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l’intervallo

Arthur Schopenhauer: due fra le tante opere

Fra i scuoi scritti più conosciuti e più letti si trova L’arte di ottenere ragione, versione italiana di “Eristische Dialektik – Die Kunst, Recht zu behalten”. In questo scritto Schopenhauer cerca di dare una definizione diversa della dialettica, allontanandosi dal senso che i filosofi greci le avevano dato. Egli esamina 38 stratagemmi per riuscire ad ottenere la ragione a prescindere dall’effettiva correttezza di quanto si afferma e indifferentemente dalla verità o dalla falsità dell’oggetto della conversazione.

Il tutto è esemplificato con delle modalità di accertamento dello stato dei fatti, sia che essi siano basati sulla verità oggettiva che sulla verità soggettiva, e con delle tattiche di difesa che prevedono un attacco alla tesi altrui o alla conclusione dopo un tentativo di replica. Il mondo come volontà e rappresentazione non ebbe particolare successo tra i suoi contemporanei, al contrario molte copie furono addirittura mandate al macero. Questo accadde in parte anche all’edizione successiva, ampliata di alcuni capitoli e pubblicata nel 1844: infine il successo di un’opera successiva ne fece consumare le copie rimaste e ristamparne altre. Nei quattro libri che lo compongono affronta i temi della filosofia della natura, dell’estetica, dei fondamenti del diritto e soprattutto della volontà che cerca di auto-conservarsi. Il desiderio di assecondarla, però, introduce l’uomo verso il perpetuarsi del dolore e quindi risulta necessario arrivare alla sua negazione seguendo, perlopiù, quanto insegnano le religioni dell’estremo oriente.