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Ferndando Botero: la biografia e le opere del pittore colombiano

Fernando Botero biografia e opere

Biografia e opere di Fernando Botero, uno dei più importanti pittori del Novecento conosciuto per i suoi stravaganti soggetti.

Per comprendere le stravaganti opere di Fernando Botero e per capire perché viene chiamato “l’artista delle grandi forme”, è inevitabile toccare la sua biografia, il contesto storico e le influenze che lo hanno portato a essere considerato uno dei più grandi pittori del Novecento.

Fernando Botero: la biografia

Botero nasce il 19 aprile 1932, nello stesso anno di nascita di Umberto Eco, a Medellin in Colombia, dove frequenterà la scuola elementare per poi proseguire gli studi in una scuola di gesuiti. Sin da giovane si appassiona all’arte e all’architettura, tanto che a soli 16 anni disegna le illustrazioni per “El Colombiano” e solo due anni più tardi espone per la prima volta nella sua città natale. Con i soldi che guadagna vincendo nel 1952 il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani, compie il suo primo viaggio in Europa.

In Spagna visita il Museo del Prado dove ha la possibilità di conoscere le opere di Goya e di Tiziano mente in Italia si appassiona all’arte Rinascimentale e soprattutto alle opere di Michelangelo e Raffaello. Tornato in patria e sposatosi con Gloria Zea, viene criticato aspramente per le sue opere che non si adeguano all’avanguardia colombiana che stava spopolando in quegli anni. Trasferitosi prima in Messico e poi a New York, inizia a delineare il suo stile pittorico, caratterizzato da una dilatazione dei corpi e delle figure che peccano volutamente di espressività.

Sposatosi una seconda volta e compiuti numerosi viaggi, apre uno studio prima a New York e poi a Pietrasanta, in Toscana. In questi anni si appassiona anche alla scultura. Spesso scolpisce delle enormi mani, in seguito alla perdita di una falange del mignolo nell’incidente stradale che causò anche la morte di uno dei suoi figli.

Fernando Botero: le opere

Tra le più importanti e stravaganti opere del pittore e scultore colombiano vanno indubbiamente citate:

  • “Ballerina alla sbarra” (1988), quadro in cui è rappresentata una danzatrice alla sbarra durante una lezione; ci aspetteremmo di incontrare i classici canoni delle ballerine, quindi un corpo esile e aggraziato, mentre in realtà è l’esatto opposto. Botero vuole rovesciare le aspettative dello spettatore e riesce comunque a mantenere all’interno dell’opera un’aria di leggerezza nonostante quel corpo così goffo e grassoccio.
  • “Il club del giardinaggio” (1997), uno dei tanti quadri che rappresentano spaccati di vita quotidiana; come nella maggior parte delle sue opere l’artista ha una cura maniacale per i dettagli. Una particolarità di questo quadro è che tutte le cinque figure sono sedute in posa fissando un punto fisso, elemento che manifesta l’influenza di Tiziano e Piero della Francesca.
  • “Amanti” (2003), opera che raffigura l’abbraccio tra due soggetti, anch’essi tutt’altro che magri, in una squallida, sporca e disordinata stanza di albergo. Qui Botero si accosta inconsciamente (forse) a Pirandello poiché con quest’opera sa di suscitare un riso nello spettatore, un riso che però precede un’inevitabile riflessione che va oltre alla stazza dei personaggi e arriva a considerare le storie e i vissuti di quella coppia.
  • “Cavallo con le briglie” (2012), una delle più significative sculture del pittore colombiano; raffigura un enorme cavallo di bronzo -oltre una tonnellata e mezzo di peso e alta più di tre metri che racconta la perfetta plasticità volumetrica delle forme simbolo dello stile Botero.