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Perché Il colibrì meritava davvero di vincere il Premio Strega

sandro veronesi vince il premio strega

Dopo 14 anni, Sandro Veronesi torna a vincere il Premio Strega con "Il colibrì" pubblicato dalla casa editrice La Nave di Teseo: la recensione.

Nella splendida cornice di Villa Giulia a Roma, ieri sera si è tenuta la 74esima edizione del Premio Strega, il premio letterario italiano più importante. L’atmosfera era suggestiva e caratterizzata dal silenzio assordante. Infatti, rispetto agli altri anni, il Covid ha imposto a questa edizione niente pubblico e pochi addetti ai lavori.

Sandro Veronesi vince il Premio Strega

Come da tradizione, la giuria era guidata dal vincitore dello scorso anno: in questo caso il presidente era Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019 con “M. Il figlio del secolo” (Bompiani).

Con 200 preferenze tra quelle di 605 giurati, Sandro Veronesi, con il romanzo “Il colibrì” (La Nave di Teseo) ha vinto per la seconda volta il Premio Strega, il più importante premio letterario italiano. Lo scrittore toscano, infatti, aveva già vinto nel 2006 con “Caos calmo” (Bompiani).

Quest’anno la cinquina si è trasformata in una sestina, grazie alla clausola presente nel regolamento per la quale tra i libri finalisti è necessario sia presente uno pubblicato da una casa editrice medio – piccola. Alle spalle di Veronesi si posizionano Gianrico Carofiglio, “La misura del tempo” (Einaudi), con 132 voti, Valeria Parrella, “Almarina” (Einaudi), 86 voti, Gian Arturo Ferrari, “Ragazzo italiano” (Feltrinelli), con 70 voti, Daniele Mencarelli, “Tutto chiede salvezza” (Mondadori) con 67 voti e l’esordiente Jonathan Bazzi, “Febbre” (Fandango Libri) con 50 voti.

Il colibrì: la recensione

Il Colibrì è l’ultima fatica letteraria di Sandro Veronesi ed è probabilmente il libro del quale si è parlato di più nel 2019. La sua era una vittoria annunciata, nonostante Carofiglio si sia ben difeso con il suo straordinario romanzo noir.

Il libro narra la vita di Marco Carrera, soprannominato colibrì dalla madre perché gracile e piccolo di statura. Il colibrì è un uccello piccolissimo, che ha la capacità di rimanere immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare, e questo gli permette di non precipitare. Così come il colibrì, il protagonista non precipita.

Marco Carrera conduce una vita ordinaria vista dall’interno, straordinaria vista dall’esterno. La sua è una vita fatta di dolore, perdite, amori mancati, ma lui non precipita. Come uno dei più piccoli uccelli al mondo, resta lì, immobile, saldo, capace, anzi, di straordinarie peripezie esistenziali. Il colibrì è un romanzo sul dolore e sulla forza struggente della vita, che nonostante tutto va avanti, e trionfa grazie all’Uomo nuovo.

Marco Carrera è un eroe dei nostri giorni, capace di sopportare qualsiasi tiro mancino o crudeltà la vita gli imponga. La storia viene raccontata andando avanti e indietro nella vita del protagonista, dal matrimonio finito male, ai numerosi drammi, all’odio verso la psicoanalisi che tutte le “sue” donne sembrano amare, alle malattie, al tormentato amore con Luisa mai realmente consumato.

Nessun capitolo è uguale agli altri, sono tanti i passaggi che emozionano e coinvolgono il lettore in un vortice di vita vera. La vita vera di Marco Carrera che verrà salvata dall’Uomo nuovo. L’Uomo nuovo, però, è una bambina, e ha in sé la forza viva e palpitante dell’esistenza.

Il colibrì è un libro che rapisce l’anima e il cuore, non chiede il permesso, non bussa, lo fa e basta.