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Da Balnearia: attenzione, ci rubano le coste col sorriso

Stabilimento balneare

A Carrara l’abbraccio (ideale) di Gasparri e Fassina.

Italiani complottisti, su tutto. Scie degli aerei, conformazione del pianeta, vaccini, guerra in Ucraina, Sanremo. Ma sulla caccia agli stabilimenti balneari, niente da dire. Tutti convinti? Quasi.

Maurizio Gasparri, Vice Presidente del Senato (FI), aprendo ieri i lavori del Balnearia di Carrara non le manda a dire. “Leggevo oggi Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), che fa il 150 milionesimo articolo contro i balneari, dove scrive addirittura di voto di scambio. Mi domando, non ha nulla da dire sulle multinazionali che depredano i commercianti, quelle che pagano l’1% di tasse, la riproduzione gratis dei contenuti editoriali del suo giornale, ma vede diritti violati solo sull’assegnazione delle concessioni demaniali?”. Dall’emisfero opposto della politica gli fa eco l’ex ministro ed ex parlamentare di LEU, Stefano Fassina, in un abbraccio ideale, pure stretto: “la Bolkestein è contraria alla Costituzione, perché vincola l’iniziativa d’impresa non al bene della collettività, ma al soddisfacimento di interessi economici dei grandi gruppi”. E in risposta a un articolo di Mario Monti: “Caro Senatore, è sicuro che i benefici della riforma siano per i consumatori e non per le multinazionali?”.

Trombe, applausi, la sala dove sono stipati 800 gestori di lidi – ma anche i rappresentanti di porti turistici, impianti idroelettrici e altri settori toccati dal tema – viene giù. Ovazione anche per l’altro vice Presidente del Senato, Marco Centinaio (Lega) che sottolinea come la “mini proroga di un anno inserita nel decreto Milleproroghe non è data ai balneari, ma a noi – Parlamento e Governo – per sistemare le cose che non vanno”.

E qualcosa che non torna c’è”, proclama Fabrizio Licordari, Presidente di Assobalneari. Come mai Mario Draghi inserisce in fretta e furia le concessioni demaniali nella Legge Concorrenza 2022 – “se no saltano i finanziamenti europei del PNRR all’Italia” – visto che la portavoce della Commissione UE, Veerle Nuyts, lo smentisce perché “le concessioni balneari non sono parte degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”?

Perché, quando il Parlamento approva alcuni correttivi nel decreto Milleproroghe, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scrive che le disposizioni “contrastano con le definitive sentenze del Consiglio di Stato”, che invece sono state impugnate davanti alla Corte di Cassazione, ribadisce che sono difformi “dagli impegni assunti dall’Italia nel contesto del PNRR”, essendo già stato smentito, e censura il divieto ai Comuni di procedere a riassegnare gli spazi prima dell’adozione dei decreti statali – perché si “crea ulteriore incertezza” – quando, al contrario, è la legge Draghi a produrre il moltiplicarsi di normative locali in contrasto tra loro?

Come mai il giorno dopo irrompe Mario Monti e dichiara al Corriere che con le norme del Milleproroghe “lo Stato rinuncia al maggior gettito”, omettendo che – solo quest’anno – i canoni hanno subito un aumento del +25,5% e che la regole in discussione riguardano le assegnazioni, non gli importi, delle concessioni?

Non sarà mica che la terra è tonda, le scie degli aerei sono solo frutto della condensazione dei gas di scarico, l’Ucraina non l’ha invasa Biden, ma qualcuno, con la benedizione di Bruxelles, prova a orientare il consenso dell’opinione pubblica affinché le imprese stabilite sulle coste passino da mani italiane a quelle di tedeschi e olandesi? In Grecia è già successo. Con l’aggravante che il Dl Concorrenza ha trascinato nel vortice delle spiagge anche porti turistici, circoli e associazioni sportive, attività ricettive e molte altre. Nel silenzio generale.

Ora si aspettano le decisioni della Premier, Giorgia Meloni, per le quali c’è molta attesa, come dimostrato dall’attenzione mostrata all’intervento dell’On. Riccardo Zucconi che a Carrara rappresentava Fratelli d’Italia: “effettuare la mappatura del demanio marittimo per appurare la non scarsità della risorsa e dunque l’inapplicabilità delle norme UE, introdurre comunque una distinzione tra le concessioni per e post Bolkestein”.