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Da Slow Food a Slow Fiber, stop allo spreco nel fast fashion

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Roma, 25 mag. (askanews) - Compriamo troppo e sprechiamo più che mai: non solo in campo alimentare con il cibo, ma anche nel settore dell'abbigliamento e dell'arredamento, in quella che viene definita fast fashion. È questa la presa di coscienza che sta dietro l'incontro tra Slow Food Italia e ...

Roma, 25 mag. (askanews) – Compriamo troppo e sprechiamo più che mai: non solo in campo alimentare con il cibo, ma anche nel settore dell’abbigliamento e dell’arredamento, in quella che viene definita fast fashion.

È questa la presa di coscienza che sta dietro l’incontro tra Slow Food Italia e alcune note realtà del tessile del territorio nazionale che hanno creato Slow Fiber, un movimento la cui voce, oggi più che mai, squarcia il panorama di un sistema di produzione nocivo e inarrestabile in cui da troppo tempo siamo intrappolati, come consumatori e come imprenditori.

Figlio dell’associazione Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti, Slow Fiber propone lo stesso percorso e gli stessi valori nell’ambito del vestire e dell’arredamento, e quindi di rapporto con il corpo e con il bello, inteso anche come etico, giusto e misurato.

Come spiega Dario Casalini fondatore di Slow Fiber: “Slow Fiber è una rete di imprese tessili che non solo esprime e rappresenta la bellezza del design e della moda italiana, ma vuole rappresentare anche l’idea dei cambi valoriali, che per me sono il buono, il pulito, il giusto, il sano e il durevole. L’idea è di ricercare e proporre prodotti e modelli di produzione attenti agli aspetti della chimica (quindi il sano), del saper fare del territorio la promozione dei territori (il buono), riduzione dell’impatto ambientale (il pulito), della tutela del lavoro e della promozione dei saperi tradizionali (giusto) e di offrire prodotti durevoli nel tempo. Invitiamo tutte le aziende che incarnano questi valori a unirsi a noi e a sensibilizzare i consumatori finali alla scelta di prodotti che facciano bene alla società, al territorio, al Pianeta”.