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Dal post Covid all’ambiente, la pneumologia del futuro al Congresso Aipo

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(Adnkronos) - Quanto è importante la qualità dell’aria che respiriamo, la qualità del nostro sonno e degli spazi che abitiamo per la salute del nostro organismo? Come è cambiata la pneumologia dopo il Covid-19? Sono alcune delle domande a cui esperti provenienti da ...

(Adnkronos) – Quanto è importante la qualità dell’aria che respiriamo, la qualità del nostro sonno e degli spazi che abitiamo per la salute del nostro organismo? Come è cambiata la pneumologia dopo il Covid-19? Sono alcune delle domande a cui esperti provenienti da tutta Italia e dall’estero cercheranno di rispondere in occasione del XXIV congresso nazionale della pneumologia italiana che si terrà a Bari, alla Fiera del Levante, dal 9 all’11 giugno. Un’occasione per fare il punto sulle malattie dell’apparato respiratorio e sulle novità più rilevanti che riguardano i trattamenti disponibili. Circa 2000 specialisti – si legge in una nota – si confronteranno su patologie che presentano un alto tasso di crescita dal punto di demografico ed epidemiologico, con un grande impatto emotivo e una ricaduta altrettanto significativa da un punto di vista sociale e della sostenibilità.

Al centro del congresso le malattie respiratorie, quali asma e Bpco, tumori polmonari, disturbi respiratori del sonno, ma anche temi di politica sanitaria legata all’attuazione del Pnrr, pneumologia interventistica e trapianti. Durante l’evento, inoltre, verrà presentata un’iniziativa realizzata dalla Federazione italiana della pneumologia (Fip), insieme alle società scientifiche che si occupano di patologie dell’apparato respiratorio: Associazione italiana pneumologi ospedalieri – Italian thoracic society (Aipo-Its) e la Società italiana di pneumologia – Italian respiratory society (Sip/Irs) in collaborazione con Legambiente. Sono stati infatti piantati 300 alberi, 150 in provincia di Catania lo scorso novembre e altrettanti nella pineta del Parco San Francesco di Bari.

Questa iniziativa – prosegue la nota – si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’importanza del binomio salute dell’ambiente – salute respiratoria, nonché rendere consapevole la cittadinanza circa l’importanza di respirare aria pulita, di vivere in un contesto verde e non inquinato. Gli pneumologi vogliono ricordare che la vegetazione svolge un importantissimo ruolo: rappresenta un filtro biologico capace di assorbire gli inquinanti gassosi attraverso le foglie e i metalli pesanti attraverso le radici.

“Per questa edizione abbiamo pensato al termine ‘PneumoLogica’ – spiega Mauro Carone, direttore Uoc Pneumologia e riabilitazione respiratoria Irccs Maugeri Bari e presidente del congresso – perché viviamo in un’epoca nella quale stiamo fondendo le capacità tecnologiche e-bioinformatiche con le attuali conoscenze mediche. Una fusione tra ragione, logica, umanesimo e tecnologia che deve portare al miglioramento delle cure per i nostri pazienti. Quello che abbiamo definito ‘l’Illuminismo della pneumologia’”.

Durante i lavori “parleremo della riorganizzazione della pneumologia – sottolinea Carone – soprattutto dopo il Covid-19 e dell’istituzione di sezioni di terapia semi-intensiva respiratoria; dei nuovi Lea, del Pnrr e dello stato di attuazione degli interventi in sanità con la necessità di una corretta integrazione ospedale-territorio. Al centro dei lavori anche la tele-pneumologia e la tele-riabilitazione; il Piano nazionale di riabilitazione; l’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla salute respiratoria; la medicina di precisione e le nuove terapie. Spazio anche alla Certificazione delle competenze, progetto che sta a cuore ad Aipo-Its per avere professionisti sempre più competenti e certificati”.

In Italia si registrano ogni anno 400.000 nuovi casi di tumori e 180.000 morti premature a causa del cancro – riporta la nota – Questo dato non è distribuito sul territorio in modo uniforme e casuale; si registra una concentrazione nei territori soggetti a inquinamento ambientale.

“Il rapporto fra inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici è duplice – evidenzia Giovanni Viegi, già dirigente di ricerca Cnr Istituto di Fisiologia linica di Pisa – Molti inquinanti atmosferici, prodotti in larga misura dall’uso dei combustibili fossili, contribuiscono all’effetto serra. D’altra parte, i cambiamenti climatici possono amplificare gli impatti sanitari dell’inquinamento atmosferico, ad esempio influenzando da un punto di vista fisico-chimico le condizioni meteorologiche e quindi la formazione e la persistenza degli inquinanti in atmosfera; inoltre, i cambiamenti climatici possono aumentare in alcune regioni il rischio e la gravità degli incendi boschivi ed il rilascio dei pollini in atmosfera, contribuendo all’inquinamento atmosferico”.

I medici di famiglia e gli specialisti in pneumologia, immunologia e allergologia “hanno un ruolo cruciale nel sensibilizzare i pazienti e le loro famiglie – aggiunge Viegi – per proteggerli dagli effetti dell’inquinamento atmosferico e raccomandare uno stile di vita sostenibile”. Secondo gli esperti, la pandemia ha evidenziato l’importanza della salute respiratoria e sensibilizzato l’opinione pubblica circa il ruolo dello pneumologo e della cura delle malattie respiratorie. “La lezione positiva che possiamo trarre dalla pandemia riguarda il monitoraggio a domicilio di molti pazienti – sottolinea Claudio Micheletto, direttore Uoc Pneumologia Aou Verona e presidente eletto Aipo-Its – in particolare per quelli più gravi che hanno bisogno di ossigeno-terapia o di ventilazione meccanica non invasiva. La telemedicina si è dimostrata fondamentale e può consentire un attento monitoraggio delle condizioni dei pazienti evitando, allo stesso tempo, inutili accessi nelle strutture ospedaliere”.

Come “specialisti stiamo”, inoltre, “costruendo un nuovo rapporto con il territorio, visto che la normativa che istituisce le Case della Salute, prevede che nei centri hub (ogni 50.000 abitanti) vi sia lo spirometro tra le dotazioni tecnologiche e la possibile consulenza dello specialista pneumologo. Questo permetterebbe, in particolare per i casi di minore complessità, una gestione territoriale con strumenti adeguati. Se si pensa che solo le malattie croniche ostruttive riguardano più del 10% della popolazione e a queste si aggiungono poi le neoplasie, le interstiziopatie e le malattie infettive si comprende quanto sia importante una gestione territoriale integrata con i centri specialistici", conclude.