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Decreto dignità approvato alla Camera, passa in Senato

Decreto dignità approvato alla Camera

Esultano Di Maio e Conte. Dure le critiche dell'opposizione, in particolare del segretario del Maurizio Martina.

Il decreto dignità è stato approvato alla Camera dei deputati. Sono 312 i parlamentari favorevoli, 190 i contrari e un astenuto. Tra coloro che hanno votato no ci sono i rappresentanti del Partito democratico e Liberi e uguali, ma anche gli alleati del centro destra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il risultato, a cui si è giunti poco prima delle 23 del 2 agosto, è stato accolto come una grande vittoria del governo non solo da parte di Luigi Di Maio ma anche dal premier Giuseppe Conte. Su Twitter lo ha definito “un primo importante passo avanti nella lotta al precariato” e si è detto “orgoglioso di guidare un governo che lavora per cambiare davvero questo Paese”. Ora il decreto passa in Senato per la definitiva approvazione. A Palazzo Madama “i tempi sono più ridotti”, ha spiegato Di Maio.

Gli emendamenti

Sono circa 400 gli emendamenti proposti dai parlamentari al decreto prima della sua approvazione. Di Maio se ne è occupato personalmente, con una dedizione riconosciutagli anche dai rappresentanti dell’opposizione. Tra le modifiche proposte dal Pd c’è l’introduzione obbligatoria della scritta “questo gioco nuoce gravemente alla salute” sui tagliandi dei gratta e vinci. Fratelli l’Italia ha voluto l’aumento dal 5 al 20% delle sanzioni per chi non rispetta la legge sulla pubblicità relativa al gioco d’azzardo.

Le critiche del Pd

Secondo il segretario Maurizio Martina il decreto dignità non è “la Waterloo del precariato”, come definito da Di Maio, ma “la Caporetto della propaganda” del governo. Propaganda di cui i gialloverdi dovrebbero vergognarsi, perché sfrutta “un valore come la dignità delle persone” che “non si dà per decreto”. Le nuove norme non risolleveranno il mercato del lavoro italiano: sono solamente un tentativo del Movimento di recuperare consensi e di combattere il protagonismo mediatico della Lega. Il risultato sarà un “danno incalcolabile al Paese”.

Martina sostiene che il decreto non riuscirà neppure a licenziare il jobs act, come promesso dal governo. “Per fortuna il contratto a tutele crescenti rimane il pilastro del mercato del lavoro”, spiega il segretario dem.