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Decreto Dignità: scontro tra Confindustria e Di Maio

Decreto Dignità

Da Confindustria emergono le prime perplessità sul Decreto Dignità. Ma Di Maio controbatte: "E' terrorismo psicologico"

Il punto più critico del Decreto Dignità, secondo Confindustria, è il ritorno delle causali nei contratti a termine. Così, il decreto fortemente voluto da Luigi Di Maio continua a dividere. Gli industriali hanno espresso il loro timore, sottolineando la necessità di una correzione. Solo così sarò possibile evitare “brusche retromarce sui processi di riforma avviati”. I correttivi proposti da Confindustria, quindi, interverrebbero sui contratti a termine e sulle norme sulle delocalizzazioni, spergiurando il pericolo per l’occupazione italiana. Dura la risposta del Vicepremier e ministro del Lavoro.

Confindustria contro il Decreto Dignità

“Pur perseguendo obiettivi condivisibili, il Dl Dignità rende più incerto e imprevedibile il quadro delle regole per le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita”. A riferirlo è Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria. La Panucci lamenta il ritorno alle causali (previsto dal decreto), poiché esporrebbe le imprese “all’imprevedibilità di un eventuale contenzioso”. Poi ha aggiunto: “Limiterebbe a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al decreto”.

La Panucci auspica che vengano modificate le misure contenute sulla disciplina dei contratti a termine“. Questi sono stati definiti “inefficaci rispetto agli obiettivi dichiarati e potenzialmente pregiudizievoli per il mercato del lavoro”.

Da Confindustria, inoltre, si fa sapere che l’incidenza del lavoro temporaneo in Italia (16,4% nel primo trimestre 2018) è in linea con la media dell’eurozona (16,3%) come il tasso di transizione a 12 mesi da termine a indeterminato (20%). Tuttavia, il direttore generale ha ammesso che il tasso di transizione è più basso rispetto ai dati registrati in passato (quasi il 30% pre-crisi) e sotto quello tedesco. Quindi, ha tenuto a puntualizzare che i dati non corroborano quei “fenomeni di crescente precarizzazione in ambito lavorativo” che le modifiche del dl Dignità intendono contrastare. Così la Panucci è tornata a ribadire la sua speranza per un intervento sul costo del lavoro per il tempo indeterminato, affinché sia possibile migliorare le transizioni.

Le richieste di Confindustria

Nel dettaglio Confindustria chiede di cancellare le causali “almeno fino a 24 mesi”. Per gli industriali, infatti, sarebbe questo il punto più critico, poiché aumenterebbero il contenzioso e senza tutelare realmente il lavoratore”.

Marcella Panucci, inoltre, ha fatto sapere che sarà necessario chiarire “la natura non incrementale dell’aumento di 0,5 punti percentuali del contributo addizionale per ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato. In questo modo, ha spiegato il direttore, sarà possibile evitare “un incremento irragionevole e sproporzionato dei costi a carico dei datori di lavoro”. Vanno poi riviste le norme in materia di somministrazione e il raddoppio dell’indennità in caso di licenziamenti illegittimi. Ciò rischierebbe di scoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato. Così hanno fatto sapere gli industriali.

È il presupposto, secondo Confindustria, a essere sbagliato. “L’unica strada per migliorare le transizioni è agire sul costo del lavoro per il tempo indeterminato, sul cuneo fiscale”, fanno sapere. ” I dati mostrano che quando c’è una riduzione netta le imprese preferiscono questa forma di lavoro”, hanno spiegato.

Il problema delle delocalizzazioni

Critiche da Confindustria anche alle misure sulle delocalizzazioni, perché, a loro dire, il decreto non distinguerebbe quelle buone da quelle selvagge che vanno contrastate. La richiesta di Confindustria al Parlamento è quella di intervenire “attenuando il regime sanzionatorio perché, oltre la restituzione di 4 volte il beneficio ottenuto, è prevista anche una sanzione amministrativa da 2 a 4 volte il beneficio”. Per Panucci, il rischio è di overshooting, cioè di esagerare nella sanzione.

Da rivedere, secondo Confindustria, anche le norme sul contrasto alla ludopatia. Sebbene siano condivisibili, il divieto assoluto della pubblicità è apparso eccessivo. Quelle prese di mira dal documento “sono attività lecite che se troppo vincolate rischiano di dare spazio a quelle illecite”. Il risultato, secondo il direttore, sarebbe diametralmente opposto a quello dichiarato dal Vicepremier pentastellato. Secondo Di Maio, infatti, un simile divieto andrebbe a contrastare la drammatica piaga della dipendenza al gioco d’azzardo. Quindi, ha aggiunto Marcella Panucci: “Si potrebbero immaginare meccanismi differenti, chiarendo meglio gli spot. La pubblicità ha un valore informativo“. Dalla sua parte anche la famosa società Leovegas.

La replica di Luigi Di Maio

La reazione del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico non si è fatta attendere. Dure e severe le parole di Luigi Di Maio in risposta alle critiche espresse da Confindustria nei confronti del suo dl Dignità. La replica è stata pubblicata dal ministro sulla sua pagina Facebook.

“Confindustria oggi dice che con il Decreto Dignità ci saranno meno posti di lavoro. Sono gli stessi che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita. Sappiamo come finirà anche in questo caso”. Sentenzia Di Maio. “Non possiamo più fidarci di chi cerca di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare”, ha commentato ancora.

Il Decreto Dignità combatte il precariato per permettere agli italiani, soprattutto ai più giovani, di iniziare a programmare un futuro. Cioè permette di creare quelle condizioni che sono la base per fare impresa, per rilanciare i consumi e per creare un circolo virtuoso”, spiega il grillino.

Decreto Dignità

“Dopo anni di precariato e di leggi che hanno massacrato i lavoratori, è ormai evidente che queste politiche non hanno aiutato nessuno, né i lavoratori né gli imprenditori”, ha tenuto a precisare. “Sono convinto che gli effetti del Decreto Dignità porteranno anche Confindustria a questa conclusione”, spiega il ministro. “Siamo dalla parte dei cittadini e non faremo nessun passo indietro. Stateci vicino!”, chiosa Di Maio.