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Delitto gay, l'ultima follia di Ciro: ha finto di essere Vincenzo scrivendo in chat ai suoi amici

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Ciro Guarente scriveva dal cellulare della sua vittima agli amici. Vincenzo frequentava Heven Grimaldi, con cui l'assassino era fidanzato da sette anni.

Un altro tassello nella ricostruzione del delitto gay di Aversa. Voleva spacciarsi per la sua vittima, quel 7 Luglio, poco dopo aver ucciso Vincenzo Ruggiero o forse poco prima di farlo. Ciro Guarente voleva tranquillizzare gli amici, che aspettavano Vincenzo quella sera per un appuntamento a piazza Carlo III. Così, dopo aver sequestrato la vittima ed averla condotta a casa sua, chattava dal telefonino di Vincenzo con gli amici della vittima, dichiarando che si sarebbe assentato per problemi lavorativi . Ma una «k» ha tradito il lucido killer, protagonista, come noto, di uno dei più efferati delitti della cronaca recente. Quella sera lo slang della vittima non corrispondeva affatto, e gli amici se ne sono accorti. Un dettaglio grammaticale, troppo poco per presagire il tragico destino del ragazzo.

Il linguaggio di Vincenzo era quello tipicamente usato dai giovanissimi nelle chat. Usare le «k» al posto delle «c», è una consuetudine sbarazzina che risulta molto simpatica ad una certa categoria di internauti. Gli amici di Vincenzo, sapevano bene che il povero ragazzo apparteneva alla categoria dei «kappisti» ed in particolare, il giovane, era solito salutare gli amici con l’appellativo «amika». Quel modo scherzoso era noto alla combriccola. Quella sera, invece, “amica”, era scritto con la «c» . «Ho avuto un contrattempo al lavoro, ti raggiungo dopo, amica» Difficile ipotizzare l’inversione di tendenza grammaticale; più verosimilmente, i ragazzi chattavano con l’assassino del loro amico. Vincenzo, carattere socievole e schietto, era amato da tutti.

Il torbido retroscena del delitto gay. La gelosia.

Il telefono di Vincenzo non avrebbe più risposto per i dieci giorni a venire. Dopo uno squillo, la chiamata veniva interrotta. Trascorsi i dieci giorni, solo la segreteria telefonica. La vicenda è stata così ricostruita dai carabinieri. L’ex militare della Marina era geloso di Vincenzo per la rivalità amorosa nei confronti del transessuale Heven Grimaldi. Col transessuale, l’assassino aveva intrapreso una relazione che durava da sette anni. Ma da un po’, Vincenzo era ospite a casa di Heven (nella foto in primo piano, pubblicata sul profilo del trans, i due sono ritratti assieme).

Ciro si era appostato sotto la casa di Heven, che in quei giorni era fuori città, aspettando Vincenzo. Lo aveva poi condotto dentro l’abitazione, dove lo aveva tenuto sotto sequestro, inviando quel messaggio. In seguito, tra le 21 e la mezzanotte di quella sera, le immagini di alcune telecamere riprendono Ciro gettare alcune valigie nell’auto. L’assassino trasportava Vincenzo, forse ancora in vita, ma privo di sensi.

La matina dell’8 luglio si susseguono una serie di atrocità mostruose.Secondo le ricostruzioni dei Carabinieri, Vincenzo sarebbe stato ucciso, ed il cadavere nascosto nell’intercapedine del garage dove viveva con la sua famiglia d’origine. Poi, per rendere irriconoscibile il corpo, l’avrebbe cosparso di acido per alcuni giorni. Infine l’avrebbe murato lì dentro.

Non è chiaro se i due colpi di pistola al petto siano stati esplosi prima del trasporto al garage, o dopo alcuni giorni. Ma il macabro accanimento contro il cadavere, non si è fermato all’omicidio ed allo sfregio. La testa del 25enne è stata recisa dal corpo e portata chissà dove. Non è stata ancora trovata. L’orrenda mutilazione, non ha impedito agli inquirenti di accumulare indizi e poi prove schiaccianti.