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Delitto gay, la doppia vita di Ciro: impiegato di giorno, drag queen di notte

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Ciro Guarente, colpevole del delitto di Vincenzo, aveva una doppia vita. Di giorno era impiegato, mentre la notte era una drag queen.

Sono moltissimi le mail, le lettere che sono a disposizione degli inquirenti e che fanno capire chi fosse Ciro Guarente. Ciro Guarente aveva una doppia personalità: di giorno dipendente pubblico, mentre la notte si trasformava e diventava un’altra persona.

La doppia vita di Ciro Guarente

In base ad alcune informazioni che hanno gli inquirenti, “Ciro aveva uno pseudonimo sul web, Grinder Boy oppure Lino, le sue foto si possono trovare su alcuni siti di incontri omosessuali chiusi al pubblico, bisogna registrarsi per ottenere un appuntamento con lui”. Una persona dalla doppia vita. Una doppia vita che ora bisognerà cominciare a scandagliare e a conoscere per capire chi fosse davvero.

Ciro Guarente, che di giorno lavora come dipendente pubblico a Roma, ma che vive a Ponticelli, è stato spesso definito una drag queen sui social. Ha sempre avuto una vita complicata, ama la trasgressione. Ha una sorta di vera e propria ossessione nei confronti della sua trans, diventata donna in seguito a una operazione per il cambio sesso.

I parenti di Vincenzo, il giovane ucciso per via della gelosia di Ciro, chiedono giustizia e una pena severa per l’assassino: “Ci costituiremo parte civile in un eventuale processo”.

Oltre alla morte di Vincenzo, la famiglia ha appreso un’altra terribile notizia: «Abbiamo sempre avuto il sospetto che ci fossero molti punti oscuri in questa vicenda e che le cose non fossero andate così come raccontato agli inquirenti da Guarente», sono le parole dell’avvocato Luca Cerchia che conferma i sospetti anche di Alessandra Sansone, consulente criminologa della famiglia.

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La verità sulla morte di Vincenzo

In base a quanto fa sapere l’avvocato, ci sono alcuni punti oscuri nella vicenda. Secondo il racconto di Ciro, Vincenzo sarebbe morto in seguito a una lite tra i due. Una spinta e Vincenzo avrebbe sbattuto la testa sul tavolo della cucina. Le telecamere presenti in casa raccontano un’altra verità.

Tra i punti oscuri della vicenda, vi è l’altezza tra i due. Ciro era alto più di un metro e ottanta, mentre Vincenzo solo un metro e sessanta e una spinta non può provocare la morte di una persona. Gli amici raccontano che Vincenzo non era muscoloso, ma prestante. Un delitto sul quale c’è ancora molto da dire e da raccontare. Si pensa che Vincenzo possa essere morto per via di alcuni colpi di arma da sparo o alcune coltellate.

La deposizione di Heven, la ragazza di Ciro

Si potrebbe fare luce nelle indagini grazie alla deposizione fornita dalla ragazza trans di Ciro, ovvero Heven, la quale parla di:

«In collaborazione con il presidente dell’Arcigay di Napoli martedì scorso, mi sono recata dai carabinieri per una deposizione volontaria atta a sollecitare le autorità ad avviare le indagini visto tutto il tempo passato senza una traccia di Vincenzo solo grazie alla mia deposizione, dove ho anche esposto dei dubbi nei confronti di Ciro, sono partite le indagini. Nonostante io fossi presa dai sensi di colpa nel coinvolgere l’uomo che mi è stato accanto per 7 anni non ho desistito ad esprimere i miei dubbi ed i miei collegamenti perché ero disposta a tutto pur di ritrovare Vincenzo. Così nei giorni seguenti le autorità hanno convocato Ciro per un interrogatorio e sono riusciti ad incastrarlo con le dovute prove. La sconvolgente verità venuta fuori con le dovute indagini è stata solo merito mio altrimenti avremmo continuato a vivere nel silenzio ed io forse con un assassino al mio fianco».