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Intervista a Marco Camisani Calzolari, da Egomnia alle startup in Italia

Marco Camisani Calzolari

Notizie.it intervista Marco Camisani Calzolari, divulgatore e evangelista del web sul mondo digital in Italia a seguito delle polemiche su Egomnia.

Partiamo dall’inizio, cos’è l’azienda protagonista del film The Startup? Egomnia, è una piattaforma creata da Matteo Achilli, che consente agli utenti iscritti di creare un profilo personale nel quale inserire, oltre alla propria foto, il curriculum vitae e le proprie caratteristiche personali (come Facebook) e, dopo poco tempo, essere messo in contatto con le aziende adatte alla sua personalità.

Sembra un’idea, anzi una start up, molto interessante peccato che non abbia convinto del tutto coloro che fanno parte del mondo digital, come ad esempio Marco Camisani Calzolari, importante divulgatore ed esperto di digital. Autore di libri sulla comunicazione digitale, Camisani Calzolari ha fondato con successo aziende legate al B2B e B2C. Marco collabora attualmente con molte riviste del settore, partecipa a programmi radiofonici e televisivi diffondendo ai più i propri studi sul settore del digital.

Come già introdotto in precedenza, Camisani Calzolari è intervenuto sulla “questione Egomnia”. Come lui, molti altri esperti del settore si chiedono come la start up di Achilli abbia riscosso così tanto successo in poco tempo, al punto da invogliare un regista ed una casa editrice a fare un film e scrivere un libro.

Per comprendere meglio i dubbi che hanno spinto gli esperti del digital a porsi delle domande, conosciamo meglio Egomnia e Matteo Achilli, definito da Panorama lo “Zuckemberg italiano”.

Alcuni numeri su Egomnia

La start up è stata fondata nel 2012 con un capitale sociale di 10 mila euro. Purtroppo, all’Agenzia delle Entrate non risulta che Egomnia sia iscritta al registro delle start up innovative. Secondo un analisi di bilancio effettuata da ‘Il Sole24Ore’, tra il 2014 ed il 2015 c’è stato un incremento nei ricavi, passando dai 206 mila euro del 2014 ai 314 mila dell’anno successivo. Inoltre, nel 2016 è stata assunta una sola persona che percepisce uno stipendio di circa 600 netti euro al mese.

Il cliente principale è Gi Group, nota azienda che si occupa di aiutare le persone a trovare lavoro. Secondo Camisani Calzolari Gi Group avrebbe aumentato considerevolmente il numero degli annunci proprio in questi giorni, dopo che è uscito il film sulla vita di Achilli e proprio quando le critiche e i dubbi sul suo lavoro si stanno facendo più intensi.

In pratica, tutti si stanno chiedendo da dove spunti il successo di Matteo Achilli: tra queste persone vi è anche il fondatore di Roma Startup, Gianmarco Carnovale, il quale afferma che il sito di Egomnia sia in perenne fase Beta(è come se avesse il cartello di “lavori in corso” ancora attaccato alla porta), l’azienda non ha investitori (reali) e di conseguenza non ha valore. Il sito, inoltre, non ha la Partita IVA.

In ogni caso, vi sono altri siti di reclutamento online che hanno riscosso molto più successo di Egomnia: oltre LinkedIn 160 milioni di dollari di fatturato, 1.9 di ricavo basato sugli Account Premium), anche Jobrapido la supera (oggi valutata 60 milioni di euro).

Un altro elemento indicatore del poco successo del sito sono i likes sulla pagina Facebook: solo 18 mila di cui molti identificati come “bot” (abbreviazione di robot), ovvero profili “fake” acquistati dalla società appositamente per mettere like alla pagina. Inoltre, le recensioni alla pagina sono poche e prevalentemente negative.

In sostanza, sono i media che hanno alimentato il suo successo, non tanto il suo lavoro concreto. Il giovane imprenditore, infatti, è spesso in televisione (da Fazio a Che tempo che fa assieme al regista per la presentazione del film), presenta la propria impresa in diverse conferenze ed è stato case study all’Università Cattolica di Milano.

Chi è Matteo Achilli

Matteo Achilli è nato a Roma nel 1992 e si è trasferito a Milano per frequentare la prestigiosa Università Bocconi (Economia Aziendale). Proprio qui nasce l’idea della start up: chiede aiuto al padre che lo finanzia (10 mila euro) con la propria liquidazione e permette al figlio di far partire la propria idea.

E’ il 2012 e i media cominciano a parlare di lui, anche perché il fenomeno “start-up” stava in quel momento prendendo piede e i giornalisti che si occupano di informatica e tecnologia cercavano di scovare l’idea migliore.

Nel 2013 nasce l’idea del film, anche grazie a Luca Barbareschi (Casanova Multimedia) il quale, venuto a conoscenza della sua storia decide di produrvi un film che si intitola “The startup”, presentato al Festival del Cinema di Venezia. Il successo ottenuto dal giovane romano ha fatto sì che molti giornali si interessassero ad Egomnia, rilasciando varie interviste. Il successo ottenuto in questi anni, infatti, ha spinto vari quotidiani a definirlo lo “Zuckerberg Italiano”.

Il film ‘The startup’

Il film è stato finanziato tra l’altro da MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo). Esso potrebbe avere due diverse tipologie di reazioni: da un lato chi ne prenderà spunto e ispirazione per nuovi progetti (scopo ultimo di Achilli quando ha pensato alla pellicola) e dall’altro chi lo userà come base di partenza per nuove critiche.

Pochi giorni fa ha deciso di aprire una campagna di crowdfunding su Indiegogo, piattaforma online dove aziende e privati possono pubblicizzare il proprio prodotto e “farsi aiutare dalla rete” a finanziarlo. Ad oggi ha raccolto 15 dollari sui 100 mila richiesti, di cui 5 donati da un utente “solo per lasciargli un messaggio nei commenti” e altri 5 sono stati “donati” dallo stesso Achilli.

Le start up italiane nel mondo

Partendo dai dubbi su Egomnia, si è colta l’occasione di chiedere a Marco Camisani Calzolari il suo parere sul mondo digital in Italia e su cosa pensano all’estero delle start up nostrane. Per questo motivo, noi di Notizie.it abbiamo intervistato Camisani Calzolari.

Dal punto di vista delle persone, sappiamo che siamo un pochino indietro. Nel sud, la metà della popolazione non ha mai utilizzato internet; e in generale è una nazione poco legata al digitale. Io stesso cerco di fare delle azioni filantropiche, anche per aiutare e alfabetizzare un po’ gli italiani. E’ un Paese veramente indietro che non coglie le logiche del digitale. Dal punto delle imprese, quelle che lavorano anche in altri settori, non utilizzano bene il digitale perché non c’è cultura di utilizzo”.

Italia e start up, un connubio che non riesce a crescere come in altri Paesi. Della stessa idea, sembra essere Marco Camisani Calzolari, che ha detto: “Dal punto di vista del settore digitale siamo bravini perché siamo italiani e siamo creativi ma molti di noi non riescono a capire ciò che succede all’estero perché siamo chiusi nella nostra provincialità. C’è un po’ di distaccamento tra ciò che succede nel mondo e quello che succede in Italia“.