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Dimesso dal pronto soccorso per una bronchite, muore poco dopo per infarto

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Il signor Giovanni si presenta al pronto soccorso di Roma con gravi dolori al petto. Gli dicono che è una bronchite, ma purtroppo non è così. Purtroppo questo errore è già stato fatto altre volte.

Muore per infarto

Incredibile caso di malasanità a Roma. Il signor Giovanni era cardiopatico, gli erano stati impiantati già cinque bypass. Probabilmente ieri, quando si è recato al pronto soccorso per forti dolori al petto, febbre e una strana tosse, si era molto preoccupato. Ma sul posto è stato subito rassicurato. Gli hanno detto che era una bronchite. Purtroppo si sbagliavano.

Errore di valutazione fatale

Così muore il signor Giovanni, a causa di un gravissimo errore, che poteva e doveva essere evitato. Adesso sono guai seri per il medico colpevole, che era di turno al pronto soccorso dell’ospedale Palestrina-Zagarolo. L’uomo sbagliato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Il medico, che ha diagnosticato una bronchite acuta da trattare con antibiotico, è accusato di omicidio.

Precedente a Napoli

Purtroppo di errori simili ce ne sono stati già in Italia. Circa un anno fa, a ottobre 2016, Marcellino Morisco, un uomo di 40 anni, è giunto all’ospedale di Napoli a causa di un forte dolore al petto. È davvero sofferente, il respiro è parecchio stentato. Ma i medici di turno sono convinti che sia bronchite, e lo dimettono quasi subito. Poche ore dopo Marcellino Morisco ritorna ancora più sofferente. Stavolta i medici indagano meglio e riescono a fare la giusta diagnosi: infarto. Ma è ormai troppo tardi. Marcellino Morisco muore per degli errori di valutazione che purtroppo hanno fatto la differenza.

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Precedente in Sicilia

Un altro copione molto simile è avvenuto nel 2013. Il 61enne Giovanni Barone era in vacanza a Militello Val di Catania, quando si presentò al pronto soccorso locale per degli accertamenti. Si decise di trattenerlo per una sospetta bronchite. Durante la notte, però, venne colto da un attacco di cuore. Dopo sette giorni di coma, la linfa vitale di Giovanni Barone svanisce per sempre. I familiari accusano la struttura, affermando che i sintomi siano stati sottovalutati.

Campione Olimpico salvato in extremis

Claudio Pollio è invece stato fortunato. Nato il 27 maggio 1958, quelli con con più memoria ricorderanno che ai giochi olimpici di Mosca 1980 vinse la medaglia d’oro nella lotta libera. È stato il primo italiano a raggiungere questo prestigioso traguardo. Nel luglio 2016, accusò anche lui forti dolori al petto. Va nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, ma viene dimesso perché si tratta di semplice bronchite. Ma non era così. Si ripresentò alla struttura, e stavolta la situazione venne presa più sul serio. Claudio Pollio, dopo un calvario di 36 ore che comprese anche disagi organizzativi, è fortunatamente ancora con noi.

Fiducia scossa

Queste storie ci lasciano allibiti, perché non è possibile che questi professionisti, dopo il loro percorso di studi, si inceppino in questi errori, che segnano il confine tra la vite e la morte. Dobbiamo, non possiamo fare altrimenti, avere fiducia nella serietà dei dottori che ci curano, ma questa a volte viene gravemente scossa. C’è da sperare che le università facciano, durante il corso di laurea, delle severe e serie scremature.