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Divorzio lampo, la proposta di legge per saltare il procedimento di separazione

Divorzio lampo: proposta di legge

Presentato alla Camera un progetto di legge per introdurre il "divorzio lampo" in Italia: i coniugi potrebbero saltare il procedimento di separazione.

Proposta di legge per divorzio lampo: i coniugi potrebbero saltare il procedimento di separazione.

Divorzio lampo: la proposta di legge

Presentato alla Camera nella giornata di lunedì 3 maggio un progetto di legge per chiedere di accelerare ancora di più i tempi del divorzio (dopo l’introduzione nell’ordinamento del divorzio breve, approvato nel 2015).

A firmare la proposta che introdurrebbe il “divorzio diretto” è stato un gruppo di deputati pentastellati, tra cui il vice ministro Cancelleri e i parlamentari D’orso, Ascari, Penna e Saitta.

Divorzio lampo: in cosa consisterebbe

Il divorzio breve ha ridotto a 6 o 12 mesi, a seconda dei casi, il tempo di separazione necessario per poter poi chiedere il divorzio. La legge in vigore prevede che per le richieste di divorzioconsensuale” (ossia con un accordo dei coniugi davanti al Presidente del Tribunale e deve essere omologato dal giudice) passino 6 mesi, mentre lo scioglimento del matrimonio (ossia in contraddittorio tra le parti, e quindi con una vera e propria causa) con ricorso al giudice necessita di un anno.

Inoltre, c’è stata una riduzione del termine “ripensamento“, ossia l’arco di tempo che intercorre tra la prima udienza della separazione e il giorno in cui ci si può divorziare.

Agi ricorda che, per ora, in Italia non è previsto il divorzio immediato. Se il divorzio diretto dovesse entrare in vigore in Italia, per interrompere il matrimonio non servirebbe più avviare la procedura burocratica passando prima per la separazione. In questo modo si arriverebbe più rapidamente all’annullamento del vincolo nuziale: non sarebbe più necessario attendere i 12 mesi che servono per la separazione giudiziale o i 6 mesi della separazione consensuale.

Divorzio lampo: opinioni contrastanti

La principale obiezione alla modifica della legge n. 898 del 1970 era che, dall’abbreviazione dei tempi di divorzio sarebbe conseguito l’indebolimento dell’istituto del matrimonio e della famiglia. Contrari a questa idea sono i sostenitori del progetto, che ritengono invece che i tempi lunghi dello scioglimento del matrimonio alimenterebbero piuttosto il conflitto tra i coniugi.

Si legge nella premessa della PdL: “La necessità di una riforma si presenta oggi anche per dare risposta ad alcune problematiche e distorsioni sorte proprio con l’introduzione del divorzio breve”.

E poi: “il divorzio diretto diverrebbe sempre esperibile in base al mero accordo dei coniugi, in assenza di figli di minore età o di figli maggiorenni incapaci o disabili gravi; mentre diverrebbe esperibile, ma esclusivamente in via giudiziale, su ricorso congiunto ovvero a istanza di un solo coniuge, anche in presenza di prole di minore età o di figli maggiorenni incapaci o disabili gravi, solo ove intervenissero circostanze oggettive tali da impedire il mantenimento o la ricostituzione della comunione spirituale e materiale tra i coniugi o la riconciliazione tra gli stessi ovvero tali da recare grave pregiudizio all’integrità fisica e psichica dell’altro coniuge o della prole”.

Secondo i firmatari, il procedimento di separazione risulta solo “un inutile e soprattutto doloroso impiego di energie, di tempo e di denaro e finirebbe per alimentare la conflittualità”.