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Dj Fabo, processo a Cappato e appello a Gentiloni

Dj Fabo

La Corte d’Assise di Milano mette a processo Marco Cappato per "istigazione al suicidio" di Dj Fabo: l'ultimo atto del governo Gentiloni

Reca la firma del sottosegretario alla Presidenza Maria Elena Boschi. Si tratta dell’atto depositato ieri in Consulta a nome del governo nel processo per la morte di Dj Fabo. Si tratta della costituzione di parte civile che vuole difendere la norma di istigazione al suicidio messa in discussione dalla Corte d’Assise di Milano. Quest’ultima sta infatti mettendo sotto processo Marco Cappato. Ma le indiscrezioni dicono che siano stati gli esperti giuridici di via Arenula a sollecitare Palazzo Chigi.

Ieri si è deciso di chiarire. “Certamente non si tratta di un’iniziativa contro Cappato. Anzi la scelta effettuata mira a difendere le iniziative di chi aiuta le persone già determinate a porre fine alla propria vita”. Andrea Orlando, titolare della Giustizia, avrebbe affrontato la questione nei giorni scorsi con il premier Paolo Gentiloni. Alla fine si è presa la decisione di procedere nell’ambito dei poteri dati al governo per risolvere gli affari correnti.

La parole delle associazioni “pro vita”

La vicenda legata a Dj Fabo, come noto, sta provocando polemiche forti. Da tempo infatti molte associazioni, in particolare quella dedicata a Luca Coscioni, si sono appellate al governo per chiedergli di rimanere fuori dalla questione. Il passo politico dovrebbe essere quelle di schierarsi con l’articolo 580 del codice penale.

La norma punisce con la reclusione da 5 a 12 anni «chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione». La disposizione risulta ora «superata» per chi da anni si batte per difendere il diritto all’eutanasia. Per questo motivo sono state raccolte oltre 15mila firme al fine di sollecitare Palazzo Chigi a non intromettersi. L’obiettivo è infatti proprio quello di tutelare «i principi di libertà e autodeterminazione riconosciuti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea dei diritti umani».

L’appello a Paolo Gentiloni

L’appello a Gentiloni, con l’#ConCappato #stop580, è stato firmato da intellettuali, professori universitari, ma anche moltissima gente comune. A quanto pare, però, è del tutto caduto nel vuoto. Intanto oltre all’avvocatura dello Stato, si sono schierate a favore di mantenere il reato anche tre associazioni “pro vita”. Proprio questo fatto sta alzando notevolmente il livello di critica contro la scelta dell’esecutivo.

A firmare il ricorso è l’avvocato Gabriella Palmieri, che ha agito in base a una «determina» firmata dal sottosegretario Boschi per sostenere la normativa in vigore. Sono tre, in particolare, i punti evidenziati nell’atto. Il primo riguarda la non fondatezza della questione sollevata dai giudici milanesi. Il secondo punta sull’inammissibilità. Infine c’è la non rilevanza della questione, “che poteva essere risolta senza far intervenire la Consulta”.

Il governo si costituisce “per evitare che la dichiarazione di incostituzionalità secca dell’articolo 580 potrebbe lasciare impunite condotte che nulla hanno a che fare con la tematica del rispetto delle volontà dei malati terminali”. La spiegazione prende come esempio le “condotte di chi istiga i ragazzi o comunque i soggetti deboli a compiere azioni che possono provocarne la morte, ad esempio con giochi spericolati o via web”. Ma la posizione non è sufficiente a placare le polemiche sulla vicenda di Dj Fabo. Tenendo soprattuto in considerazione che l’istigazione al suicidio è uno dei reati più difficili da poter dimostrare.