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Donald Trump, bloccato decreto anti immigrazione, cos’è successo

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Il piano anti immigrazione voluto dal presidente USA Donald Trump è stato bloccato da un giudice di Seattle. Ecco cos'è in successo. Dopo che, con un ordine esecutivo, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha deciso di bloccare per 120 giorni l’ingresso nel Paese ai cittadini...

Il piano anti immigrazione voluto dal presidente USA Donald Trump è stato bloccato da un giudice di Seattle. Ecco cos’è in successo.

Dopo che, con un ordine esecutivo, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha deciso di bloccare per 120 giorni l’ingresso nel Paese ai cittadini di sette Stati a maggioranza musulmana (Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen), negli USA si è scatenata una battaglia legale.

Per primi si sono mossi lo stato di Washington e il Minnesota con le prime richieste di blocco del provvedimento voluto da Donald Trump. Il Dipartimento di Giustizia in qualità di rappresentante del governo ha presentato un ricorso urgente presso la Corte d’Appello per ripristinare la validità dell’ordine esecutivo.

Ieri infine la risposta, arrivata per bocca del giudice di Seattle James Robart. Il ricorso del Dipartimento di Giustizia è stato respinto: la misura varata dall’amministrazione Trump non è accettabile e pertanto deve considerarsi sospesa. In termini pratici, è stata emessa una ingiunzione restrittiva nei confronti del provvedimento con effetto a livello nazionale.

Donald Trump e il ‘cosiddetto’ giudice

Il commento del presidente Donald Trump è stato immediato. “L’opinione di questo cosiddetto giudice”, ha dichiarato l’ex tycoon dal suo resort di Mar A Lago in Florida, “è ridicola e verrà rovesciata” in quanto “essenzialmente priva il nostro Paese della legalità”.

“Quando un Paese non è più in grado di dire chi può e chi non può entrare e uscire, specialmente per ragioni di sicurezza, è un grosso problema”, ha anche scritto su Twitter il presidente. “Nessuno è sopra la legge”, ha invece commentato l’attorney general dello Stato di Washington Bob Ferguson, “nemmeno il presidente”.

Ora, secondo diversi esperti, la questione legale è destinata ad arrivare alla Corte Suprema, con da un lato la Casa Bianca che lotta per difendere il provvedimento voluto da Donald Trump e dall’altro diversi rappresentanti del mondo legale americano, il cui capofila, al momento, è senz’altro il giudice di Seattle James Robart.