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Donatori di sperma più richiesti? Sarebbero uomini dai capelli rossi, ma scarseggiano

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Secondo un sito australiano, i donatori di sperma più richiesti sarebbero uomini dai capelli rossi. Ma a quanto pare scarseggiano...

Mentre in Italia si sta discutendo animatamente sul tema della fecondazione eterologa, il sito australiano Co-ParentMatch.com si presenta come la migliore alternativa nazionale alla banca del seme. Il sito in questione sta cercando donatori di sperma dai capelli rossi. La richiesta di uomini con questa caratteristica pilifera è cresciuta in modo esponenziale. Ma l’offerta, a oggi, rimane troppo bassa per poter essere soddisfatta. All’interno dell’associazione australiana, infatti, solo il due per cento dei donatori di sperma possiede la chioma color rubino.

Nell’infografica presente sul sito australiano viene spiegato perché e come donare il seme. In fondo al documento si può leggere la chiamata a raccolta rivolta ai “pel di carota”. “Le nostre associate femmine stanno cercando donatori dai capelli rossi ora! Solo il 2% dei nostri li hanno”. I capelli rossi, quindi, sono evidentemente un fattore che attrae. E pensare che un tempo il fatto di avere i capelli rossi era motivo di scherno, addirittura di bullismo. Sicuramente, in ogni caso, rappresentava quasi un segno di distinzione negativa e di natura superstiziosa.

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Per questo motivo, due anni fa il fotografo inglese Thomas Knights aveva realizzato un un calendario con modelli molto sexy ma solo con i capelli rosso fuoco. Parte del ricavato di questa campagna fotografica era poi stato donato per sostenere l’Anti-Bullying Alliance, un’associazione che si occupa delle vittime di bullismo. Oggi i capelli rossi sono stati quindi ampiamente rivalutati. Fanno parte a tutti gli effetti dei canoni di bellezza classica. Anzi, come dimostra la recente richiesta di seme, sono addirittura ambiti! Rossi, fatevi avanti!

Donatori e fecondazione eterologa

La fecondazione eterologa viene offerta dal servizio pubblico italiano solo in tre regioni. L’anno scorso sono stati fatti nel complesso al massimo settecento trattamenti. La situazione in Italia è proprio questa, a due anni e mezzo dalla sentenza della Corte Costituzionale che aveva sbloccato la pratica medica. In pratica, si tratta quasi di un mezzo disastro. Ragioni economiche, organizzative o politiche non hanno permesso alla gran parte delle amministrazioni locali di muoversi, dando così spazio ai privati. Quasi tutte le pazienti richiedenti la fecondazione eterologa sono pertanto costretti a pagare in Italia. Oppure devono recarsi all’estero, dove si continua ancora ad andare per cercare di avere un figlio.