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Donbass, a chi appartiene? Storia della guerra dal 2014 a oggi

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La crisi nel Donbass, regione ucraina a cui la Russia guarda da sempre, ha radici più profonde. Il 2014 è l’anno della prima guerra dell'Ucraina orientale.

Cuore industriale dell’Ucraina, il Donbass è un’area mineraria famosa per le riserve di carbone. I giacimenti si trovano nell’Ucraina sudorientale, nella Regione che confina con il sud-ovest della Russia. Il territorio è ricco di gas, ferro, mercurio, uranio, titanio e manganese. Non è un caso che il Donbass rappresenti il primo obiettivo dell’invasione russa in Ucraina. Prendere possesso delle miniere di carbone sarebbe estremamente vantaggioso per il Cremlino, ma apporterebbe un duro colpo all’economia dell’intera Ucraina. Le enormi risorse naturali di cui è ricco il Donbass tengono in piedi l’economia locale. Proprio a quei territori la Russia strizza l’occhio da anni. La guerra in Ucraina iniziata lo scorso 24 febbraio è scoppiata dopo che Putin ha riconosciuto le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. La crisi in quel territorio, causa di un conflitto sociale e politico, ha radici ben più profonde: qual è la storia del Donbass?

La storia del Donbass dal 2014 a oggi

Il Pentagono fa sapere che la “Russia sta inviando rinforzi nel Donbass” ed è proprio la Regione sudorientale dell’Ucraina la più ambita da Putin.

La prima guerra dell’Ucraina orientale, chiamata anche conflitto del Donbass, è scoppiata nel 2014. Iniziò ufficialmente il 6 aprile, quando alcuni manifestanti armati si impadronirono dei palazzi governativi delle regioni di Donetsk e Lugansk. Solo un mese prima la Crimea si era proclamata indipendente dall’Ucraina e la regione venne annessa dalla Russia, sebbene il trattato non sia stato riconosciuto dalla comunità internazionale.

La causa della tensione

A far scoppiare la tensione è stato l’avvicinamento dell’Ucraina all’Ue da parte di Petro Poroshenko, succeduto a Viktor Janukovic, esponente politico filorusso. Il nuovo presidente aveva l’appoggio della maggior parte dei suoi concittadini, ma non degli abitanti della Crimea e dell’Est, da sempre vicini alla Russia. Dopo la presa degli uffici governativi, le due regioni del Donbass organizzarono un referendum e si autoproclamarono repubbliche indipendenti. Tuttavia, non riuscirono ad avere il controllo della totalità dei loro territori, subito presidiati dalle Forze Armate ucraine.

Per il nuovo Governo ucraino gli insorti erano “terroristi” e i militari furono chiamati all’azione. Tra offensive, tregue e stragi, la guerra continuò per mesi. Uno degli episodi più cruenti è rappresentato dal rogo di Odessa, il 2 maggio 2014, quando una folla di nazionalisti ucraini, armati di molotov, circondò la Casa dei Sindacati, presso la quale si era rifugiato un gruppo di manifestanti filorussi. La polizia non intervenne per salvare i manifestanti coinvolti nell’incendio e morirono 42 civili.

A luglio dello stesso anno le offensive contro i ribelli si intensificarono. Le forze ucraine riuscirono a riconquistare le città occupate dell’Est. Dopo una breve tregua, gli scontri si concentrarono a Nord della regione del Donetsk. Un mese dopo, il 3 agosto 2014, le forze governative raggiunsero Lugansk e Donetsk e iniziò un combattimento strada per strada. Intanto paesi e città vicini venivano riconquistati dagli ucraini.

Gli accordi di Minsk

Dopo i colloqui di pace a Minsk, Russia, Ucraina e le due repubbliche separatiste arrivarono a una tregua il 5 settembre, la quale ebbe però vita breve.

Nel 2015 siglarono gli accordi di Minsk II, mai davvero concretizzati. Il trattato, infatti, prevedeva il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti da entrambe le parti. Inoltre, era richiesto dialogo su una maggiore autonomia delle repubbliche nel Donbass, grazia e amnistia per i prigionieri di guerra e lo scambio degli ostaggi militari.