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Le motivazioni per cui la Nato non è intervenuta dopo che i russi sono entrati con i blindati nel Donbass: le parole di Jens Stoltenberg.
Ucraina, il non intervento della Nato dopo l’arrivo dei blindati russi nel Donbass
Come sappiamo, i blindati russi sono entrati nel Donbass per l’operazione “peacekeeping”, che era stata annunciata da Putin dopo il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale. In quel momento la Nato avrebbe forse potuto intervenire, ma questo non è avvenuto. Il motivo in realtà pè molto seplice: l’Ucraina non è un Paese Nato e per questo motivo un’aggressione nei suoi confronti non mobilita automaticamente le truppe degli Stati membri dell’Alleanza.
Vladimir Putin e gli accordi di Minsk
Con l’invio delle truppe nel Donbass, Putin ha di fatto annullato gli accordi di Minsk, avendo lui stesso confermato anche a parole, che ormai non esistono più: “Gli accordi di Minsk non esistono più, abbiamo riconosciuto le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. La soluzione migliore sarebbe che l’Ucraina rinunciasse spontaneamente all’ambizione di aderire alla Nato.”
Il commento di Jens Stoltenberg
Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, ha spiegato quali sono stati i movimenti dell’Alleanza nelle scorse settimane e ha spiegato cosa accadrà ora: “Nelle scorse settimane abbiamo dispiegato migliaia di soldati aggiuntivi nella parte orientale dell’Alleanza. Abbiamo oltre 100 jet ad allerta alta e ci sono oltre 120 navi in mare, dall’alto nord al Mediterraneo. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per proteggere gli alleati dalle aggressioni.”