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Donna costretta a viaggiare per 2mila km per abortire un feto con una gravissima malformazione 

Nancy Davis

Una raccolta fondi e una tenace campagna mediatica per Nancy Davis, la donna statunitense costretta a viaggiare per 2mila km per abortire un feto

Dalla Louisiana una donna è stata costretta a viaggiare per 2mila km per abortire un feto con una gravissima malformazione. Negli Usa continuano a fare notizia i surreali effetti della sentenza della Corte Suprema che a fine giugno aveva tolto valore costituzionale all’interruzione di gravidanza. E lei, Nancy Davis, per poter abortire ha dovuto fare 2mila km per raggiungere New York dove la legge consente ancora di fermare una gravidanza in circostanze acclarate legalmente. Quali circostanze? Il  feto che Nancy porta in grembo ha una malformazione gravissima che ucciderebbe il bimbo appena nato. 

Costretta a viaggiare per 2mila km per abortire 

Per tutta l’estate la 36enne ha denunciato la sua vicenda ma inutilmente poi da Baton Rouge ha dovuto raggiungere la Grande Mela e il primo settembre ha abortito in una clinica a Manhattan. Voleva farlo nella sua città, Nancy, ma la documentazione probatoria non era servita e un giudice distrettuale aveva negato l’aborto. Eppure già dalla decima settimana, a fine luglio, un’ecografia al Woman’s Hospital di Baton Rouge aveva evidenziato come a quel feto mancasse la parte superiore del cranio, una “condizione rara nota come acrania che uccide i bambini in pochi giorni e talvolta subito dopo la nascita”. 

Mezza testa non basta ad autorizzare i medici

Ma in Louisiana i “parametri” per considerare un aborto legale non includono l’acrania e tutto si era surrealmente arenato. Nancy si era rivolta ai media e con una raccolta fondi è riuscita con 40mila dollari a raggiungere New York e pagare la clinica. Ha detto la donna: “Tutto questo non è giusto nei miei confronti. E non dovrebbe succedere a nessun’altra donna“.