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Cgil, Cisl, Uil: "Manovra condanna Italia al declino"

manovra Barbagallo, Camusso, Furlan

"Questa manovra crea la definitiva rottura del suo tessuto sociale e produttivo" denunciano i sindacati, annunciando una stagione di mobilitazione.

“Una legge di bilancio sbagliata, miope, recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio economico e sociale” denunciano in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil, bocciando la manovra economica, appena approvata in Senato attraverso il maxiemendamento presentato dal governo. Una “grave lesione alla democrazia parlamentare” sottolineano inoltre le organizzazioni sindacali.

Manovra bocciata dai sindacati

“Nel testo approvato da Palazzo Madama non c’è il minimo sforzo per intercettare le urgenti e profonde necessità espresse dai territori, dal lavoro, dalle categorie più deboli. – viene quindi sottolineato dai tre sindacati – Di fronte alle enormi difficoltà dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei giovani, si risponde con la logica assurda e incoerente delle spese correnti e dei tagli al capitale produttivo”.

“Le risorse per gli investimenti – già limitate – sono drasticamente ridotte, bloccando così gli interventi in infrastrutture materiali e sociali – a partire da sanità e istruzione – necessaria leva per la creazione di lavoro, la crescita e la coesione sociale territoriale” si evidenzia infatti.

“Si fa cassa con il taglio dell’adeguamento all’inflazione per le pensioni sopra i 1.522 euro lordi al mese, il blocco delle assunzioni nella PA fino a novembre e le risorse -insufficienti- per il rinnovo dei contratti pubblici. Nessuna risposta sugli ammortizzatori e neppure sul versante fiscale per lavoratori e pensionati dove invece si sceglie di introdurre la flat tax e nuovi condoni” elencano criticamente Cgil, Cisl e Uil.

Nuovo debito sugli italiani

Le tre organizzazioni sindacali avvertono poi come questa legge di bilancio collochi “per il 2020 e 2021 sulle spalle degli italiani un debito di oltre 50 miliardi in virtù delle clausole di salvaguardia, vincolando così anche per il futuro qualunque spazio per interventi espansivi che facciano ripartire il paese”.

“Un andamento che non risparmia, ma anzi infierisce di più sulle aree deboli del Mezzogiorno, come dimostra il drammatico ridimensionamento del cofinanziamento europeo per la convergenza territoriale. – si puntualizza – Quella voluta dal Governo è una manovra che non qualifica la spesa, e umilia economia reale e competitività, schiaccia la centralità della buona occupazione e del lavoro nelle dinamiche di crescita e di coesione nazionale”.

Manifestazione a gennaio 2019

“Lasciare che la politica economica italiana sia ridotta a questo significa condannare il Paese al declino e alla definitiva rottura del suo tessuto sociale e produttivo” chiariscono quindi Cgil, Cisl e Uil che condannano questo andamento ed esprimono “il più forte dissenso a tale politica economica”.

Per questo motivo il sindacato confederale, unito in un fronte compatto di proposta sulla base di una piattaforma programmatica condivisa e sostenuta da decine di migliaia di lavoratori e pensionati, annuncia “l’apertura di una stagione di mobilitazione e di lotta nelle categorie e sui territori che culminerà con una grande manifestazione nazionale unitaria a gennaio”.